DI FRANCESCA MORRELLI
“Per me, la pittura è andare incontro al prossimo. Mi umilio di fronte al creato, per dipingere con semplicità”. In questo pensiero breve, ma pregno di significato, possiamo riconoscere la poetica figurativa e pittorica di Francesco Speranza, indagata con cura e maestria nel recentissimo volume del giornalista e critico d’arte Emanuele Cazzolla (Francesco Speranza. Pittore del Novecento, Claudio Grenzi Editore, 2023). La pubblicazione, primipara dell’epistolario dell’artista bitontino, restituisce Speranza alla sua dimensione umana, di figlio gracile che, diciottenne nel 1920, partì per Napoli e dopo per Milano, verso il grande sogno nomato ‘Brera’. La prima biografia completa, e completata da 108 illustrazioni che descrivono il percorso pittorico dalle prime sperimentazioni di respiro lombardo e partenopeo, fino all’ultima opera del 1984, “l’Incompiuto”, rimasta sul cavalletto e poi ricomposta simbolicamente dall’amata moglie Marina. D’altra parte, lo scrittore aveva con i coniugi Speranza un rapporto di amicizia e fiducia – consolidato dopo la morte dell’artista, quando Marina cercò di portare nella giusta luce la produzione del marito, fino alla sua morte nel 2017-, radicato nei ricordi del Cazzolla bambino, che vedeva Speranza per le vie di Santo Spirito, intento a riprendere angoli inediti del borgo marittimo, disegni che poi riempiva di appunti con note a se stesso sulla futura esecuzione pittorica. Insomma, una collezione di perle che si snoda per 524 pagine – impreziosita dalla prefazione di Raffaele Nigro e dalla postfazione del prof. Rocco Berardi, nipote acquisito del pittore -, a partire dai ritratti dei familiari del ’30, i cui sfondi prospettici già anticipano, nello studio delle linee verticali e diagonali e nell’estrema miniatura del dettaglio paesaggistico, quelli che saranno i più famosi dipinti della marina e delle piazzette del centro storico di Bitonto. Geometrie che Speranza incrocia con i ricordi ed i sentimenti legati ai suoi luoghi natali, prima con adesione al “realismo magico” e dopo con una produzione figurativa sempre più sintetica ed essenziale “in un misticismo silente ma tutt’altro che muto”, come sottolineato da Marino Pagano, storico e Presidente del Centro Studi Storia e Arte di Bitonto, in una recente presentazione del volume nell’ambito del Festival “Dentro e fuori le mura”, a firma Damiano Bove. E se le ultime volontà della vedova Speranza erano quelle di “esplorare un pittore di una Puglia sommessa”, possiamo con certezza affermare che questo tomo gli rende giustizia. Non soltanto, ma può far da volano ad una serie di iniziative. Ultima in ordine di tempo, ma non di importanza, la passeggiata artistica ‘I luoghi di Speranza” nel centro storico di Bitonto, pensata dall’architetto Domenico Fioriello e realizzata con la collaborazione di nomi illustri della vita culturale della città con la cattedrale, oggetto di numerosi quadri dell’artista.
Semplicità, sacralità: queste le parole per descrivere le rappresentazioni pittoriche dei vicoli più intimi, anche del cuore, della città natia. Ma anche alchimia. Perché le opere di questo artista scaturiscono dalle sperimentazioni della tempera ad uovo, certo, ma soprattutto dalla chimica dell’amore, che è impasto di corpi e mani e sentimenti e sguardi, vogliamo immaginare tra lui e quei bambini dei vicoli, improvvisati apprendisti e poi divenuti grandi Uomini.