Dalla professoressa Gianna Sammati, vicepresidente della associazione culturale Agorà, riceviamo e pubblichiamo.
Ho letto con molto interesse la lettera del prof. Vincenzo Robles pubblicata dal “dabitonto” del 9 ottobre scorso, sul silenzio di Bitonto.
Spiegare il silenzio di Bitonto non è semplice né scontato perché quando una comunità tace vuol dire che più cose non funzionano, a cominciare dai canali di comunicazione istituzionali.
È da alcuni anni, infatti, che i nostri amministratori hanno realizzato un piccolo capolavoro: la sospensione dello Statuto Comunale il cui titolo terzo è dedicato agli istituti di partecipazione. In particolare l’articolo 40 (Consulte delle associazioni– Forum) così recita: la partecipazione concreta all’ attività amministrativa del Comune, delle libere forme associative, viene assicurata attraverso l’istituzione delle Consulte (segue elenco). Quando ho sollevato il problema con un assessore, mi è stato risposto che la convocazione delle Consulte (che sono la voce della città) è ormai superflua perché sostituita dall’ uso
dei cellulari.
Così è iniziato il silenzio di Bitonto. Si è voluto ignorare un principio democratico fondamentale: una comunità cresce nella misura in cui partecipa alla vita politica della propria città, ossia dà voce alle proprie aspettative rispetto all’attività amministrativa e sa dare contributi per realizzare il Bene Comune.
In questa situazione non proprio esaltante, il prof. Robles si chiede quale ruolo abbiano i giovani e le liste civiche. Per quanto riguarda quei giovani che qualche anno fa “decisero di voler vivere attivamente la propria città in libertà e con coraggio” penso che gli stessi andassero seguiti nel tempo in un percorso non facile di educazione alla partecipazione responsabile e non lasciati a se stessi. Oggi li ritroviamo assenti sul piano della denuncia relativamente ai problemi di Bitonto elencati dal prof. Robles, ai quali ne aggiungerei quache altro.
1) L’IMU sui terreni agricoli ricadenti nelle zone di espansione, un indegno balzello che il Comune continua ad incassare e a cui nessuno ha messo ancora mano;
2) una circolazione sempre più caotica e irrispettosa delle regole;
3) una qualità dell’aria sempre più scadente anche per la presenza nel cuore della città, di botteghe artigiane e officine meccaniche (quasi nessuna in regola con le norme ambientali vigenti), che provocano inquinamento atmosferico e acustico rendendo alcuni rioni e caseggiati, dei piccoli inferni.
A quando le politiche di incentivi perchè le attività artigiane siano allocate nel luogo loro deputato ossia nella zona artigianale, ormai ridotta ad una landa desolata?
Temo che a Palazzo Gentile, i suddetti problemi non siano nemmeno oggetto di discussione, per cui a quei giovani che hanno posti di responsabilità, chiederei: di cosa vi occupate?
E le liste civiche? Quale il loro ruolo? Non certo quello di stimolo per una più incisiva azione amministrativa che sia al servizio del cittadino. Non quello di luogo dove dibattere, confrontarsi, fare proposte: anch’esse consegnate al silenzio che non sempre è d’oro, come recita un vecchio adagio, ma spesso è una brutta bestia che svuota e distrugge tutto quello in cui s’imbatte, lasciandosi alle spalle gusci vuoti.
Nei quali, per fortuna, ancora si muove un esiguo drappello di ostinati superstiti, fiduciosi di rincontrare, prima o poi i vecchi compagni di viaggio con cui iprendere un percorso di impegno civile. A loro che rappresentano l’elite intellettuale cittadina che poteva e può esercitare un ruolo importante nella propria comunità, tramite le varie forme associative, l’invito a rivitalizzare quelle realtà che essi stessi hanno creato, uscendo da quel silenzio di cui avvertono e avvertiamo l’assordante rumore.