Una fiaccolata sincera, semplice, composta, silenziosa e ricca di preghiera.
Una fiaccolata per ricordare una giovane vita spezzata, quella del giovane Giuseppe Muscatelli scomparso qualche settimana fa (leggi qui: http://bit.ly/2wmfndM).
«Gli elementi importanti in questa serata sono stati il silenzio e la preghiera – ha commentato don Ciccio Acquafredda, parroco della Cattedrale -. Il silenzio ci aiuta a pensare a quanto sia preziosa la vita umana, a qualsiasi età, a qualsiasi condizione. La vita è un dono di Dio e noi dobbiamo custodirla, proteggerla, difenderla».
«Giuseppe in questo momento ha bisogno della nostra preghiera: non lo vediamo con gli occhi del corpo, ma lo sentiamo con quelli dell’anima, soprattutto per i suoi cari. Manteniamo viva la sua presenza dentro di noi. Gesù stesso disse: “Chi crede in me, anche se è morto, vivrà”. E noi siamo qui per affermare la nostra fede, il nostro amore per Giuseppe», ha continuato don Ciccio.
La fiaccolata, partita da piazza Cavour si è snodata su via Matteotti, via Mazzini, via Repubblica, fino a piazza Aldo Moro – con la presenza della Polizia di Stato e Municipale per sicurezza e viabilità – non ha accolto una grande partecipazione, nonostante tutte le persone che al bordo delle strade si sono fermati per chiedere e commentare.
Ma la risposta del parroco non è mancata: «Questa fiaccolata è fatta purtroppo di poche persone, vorrei che manifesti per la nostra città, che noi siamo per l’amore, la pace, siamo qui per credere alla verità della nostra fede e soprattutto al rispetto e all’amore verso il nostro fratello».
E così ha concluso: «Questa manifestazione ha voluto dare un segno forte alla cittadinanza: noi siamo per la vita, per difendere la vita dell’uomo, per ribadire che la morte non vince sulla vita e che la vita è più forte. Non andiamo via di qui tristi: l’amore per lui deve rimanere in noi, affinché il signore lo accolga nella luce del suo volto. Giuseppe vive nel Signore, nel cuore di chi lo ama e di chi gli vuol bene. Grazie a tutti per aver partecipato».