“In altre parole“, programma televisivo condotto da Massimo Gramellini su La7 alle 20,30 del sabato, ha spesso come ospite Roberto Vecchioni, che spiega il significato ed il valore di una parola, puntando molto sulla sua lunga esperienza di docente. Gli capita, però, di dare interpretazioni non sempre corrette né attendibili come accaduto nella puntata del 14 settembre 2024 dedicata al termine “duello”, su cui il Roberto nazionale propone un brevissimo excursus di carattere semantico ed etimologico, piuttosto scontato ed improvvisato. Il vocabolo “duello”, egli precisa, deriva da quello latino tardo-medievale “duo bellum“, cioè una “guerra a due”, ed è attestato in italiano solo dal XIV secolo in poi.
Fin qui egli si limita a ripetere, pari passo, le informazioni fornite da Wikipedia, che, a sua volta, le riprende dalla famosa Treccani. Ma, subito dopo, Vecchioni ci mette del suo quando afferma che il sostantivo neutro “bellum”, in latino ‘guerra‘, è da ricollegarsi all’aggettivo maschile “bellus“, sempre latino, che corrisponde al nostro ‘bello’, cioè ‘affascinante’, perché, egli ha spiegato, il termine “bellum” originariamente significava “ben organizzato, ben schierato” come, appunto, ben ‘organizzati’ sono i tratti di un viso… bello.
A riprova di ciò scrive sulla lavagna una frase, secondo lui, ricorrente in latino, quasi un’espressione idiomatica, “bellum in proelio“, che egli traduce come “ben organizzato in battaglia“. L’emozione, la fretta o qualcos’altro forse hanno impedito al cantante di ricordare che, se“bellum” è la trascrizione in un latino più moderno dell’antico termine “duellum“, che significa “scontro, guerra” (e non a due…), ‘bellus‘ deriva, invece, sempre da un termine arcaico, “due-lunus“, un diminutivo che significa “carino, ben fatto“: le due parole, quindi, non hanno nessun rapporto etimologico né semantico soprattutto se si considera che ‘bellum in proelio’ è una frase chiaramente inventata di cui non c’è traccia nella lingua latina. E questo il Web, purtroppo, non lo riporta. Ma Vecchioni commette qualche altro errore vistoso: in un’altra puntata (24 ottobre 2023) afferma che il sostantivo latino “odium” deriva dal termine “wod, wid“, che significa “respingere“: per cui, il nostro “odio” esprime “repulsione”. In realtà, “odium” (questa etimologia è, però, presente nel Web) deriva dalla radice etimologica (radice, prof, non sostantivo!) “vadh=uad“, appunto “respingere, allontanare” mentre quella precedente “wod, wid”, significa “vedere, guardare”. Inoltre, Vecchioni dimentica che l’“odium” latino ha un corrispettivo greco, quasi un omografo, “otheo“, ‘aborrire‘, che egli dovrebbe ben conoscere, avendo insegnato Greco antico per tanti anni. Il canta-professore, comunque, non perde occasione per ribadire la sua fedeltà al Web: infatti, scrive alla lavagna una massima di Eraclito (“ethos anthròpoi daimon”= “il carattere è il destino dell’uomo“) affiancando lo iota (la nostra i) sottoscritto, che addirittura egli pronuncia sia pure con qualche incertezza, ben sapendo che, per un dativo singolare, nella lingua greca la vocale sottoscritta non si legge. Anche in un’altra puntata (3 ottobre 2023), a proposito del “fatum”, il nostro “Fato”, il prof ripete le stesse informazioni di Wikipedia, affermando però che si tratta di una divinità dei Greci quando, invece, è un “numen” tipicamente romano come testimonia l’etimologia latina della parola “Fato”, che egli stesso trascrive diligentemente sulla lavagna (dal verbo “fari”, “parlare, dire”).
Certo, “humanum est errare“, massima ancor più valida per il simpatico ed accattivante canta-professore, ma, a margine di queste leggere inesattezze, sia consentito annotare che il numeroso pubblico del programma non sembra abbia colto le sviste del suo beniamino. Non certo per ignoranza, crediamo. Forse, sospettiamo, più per fanatismo (viene dal latino “fanum“, “tempio sacro, inviolabile” nel senso che non si può “contestare”).