Cronaca di una morte annunciata.
Tanti, troppi fotogrammi di questa pellicola, che stanno proiettando sullo schermo lacerato del nostro Vecchio Cinema Inferno, mi sono familiari. Mi sembra di averlk già visti. Ed il ricordo, certo, piacevole non è. Non starò qui a farvi la cronistoria della vicenda pessima, ignobile, vergognosa della discarica targata Fer.live che dovrebbe sorgere in Contrada Colaianni, in una porzione di territorio a mezza via fra Bitonto e Terlizzi. Ha sapore beffardo il balletto/belletto fra Comune e Città metropolitana, costellato di permessi, pareri favorevoli; rimodulazioni del progetto e nuovi ok. Inverecondo. E non sto qui ad elencarvi tutte le realizzazioni che hanno avuto a che fare con la nostra Natura, da decenni oltraggiata e stuprata. E ancora non siamo in grado di sapere con certezza quali e quante siano le conseguenze scientificamente accertate di questo tanto gigantesco quanto invisibile assassinio. Che sicuramente avrà avuto nel tempo mani armate – ergo: nomi e cognomi – che lo hanno compiuto. Chi leggerà e si sentirà chiamato in causa, in interiore homine si interrogherà. Magra consolazione. Or dunque, la levata di scudi eroica e sacrosanta di questi giorni, culminata nell’altrettanto logica richiesta di “Bitontexit” dallo sgorbio metropolitano, mi ha ricordato esattamente il cammino tortuoso e dolente che ci portò direttamente di tra le braccia del “sindacone” (copy prof catodico Michele Mirabella), cui non pareva vero d’aver assoggettato i centri viciniori più onusti di storia e ricchezza in un sol colpo. Convegni appassionati, articolesse leggendarie, prese di posizione inoppugnabili del consiglio comunale: insomma, contrariamente alla sua storia, Bitonto all’improvviso insorse come un sol uomo. Poi, pian piano, alla chetichella, quasi nottetempo (qualcuno, che pure si era fieramente opposto fino al dì precedente, andava sussurrando saputo: “È meglio entrarci, così dall’interno possiamo dire la nostra”), facemmo il nostro ingresso con passo deferente e commosso nel nuovo soggetto politico sovracomunale e, soprattutto, onnivoro. Come se ce ne fosse stato bisogno, fu confermata quella sensazione amarissima che era già più di un sospetto – e qui, il “cahiers de doléances” sarebbe sterminato: Bitonto periferia di Bari. Ciao. Ecco perché, nonostante l’encomiabile battersi strenuo di associazioni ambientaliste, politici di ogni colore, singoli cittadini, ho una mezza idea di come andrà a finire (e, ovviamente, spero di sbagliar pronostico)…