Il 24 febbraio 1990 moriva Sandro Pertini, indimenticato Presidente della Repubblica, partigiano, socialista, uomo delle istituzioni ma anche e soprattutto uomo della gente, del popolo. Il presidente che più di tutti ha innovato il Quirinale, nel senso che ha cambiato radicalmente il ruolo e le funzioni della Presidenza della Repubblica. Un politico innamorato della legalità e della giustizia sociale.
Per meglio capire quanto avrebbe inciso Pertini dal Quirinale, basta leggere alcune parti del discorso di insediamento del 9 luglio 1978:
“Onorevoli senatori, onorevoli deputati, signori delegati regionali, nella mia tormentata vita mi sono trovato più volte di fronte a situazioni difficili e le ho sempre affrontate con animo sereno, perché sapevo che sarei stato solo io a pagare, solo con la mia fede politica e con la mia coscienza.
Dovrò essere il tutore delle garanzie e dei diritti costituzionali dei cittadini. Dovrò difendere l’unità e l’indipendenza della nazione nel rispetto degli impegni internazionali e delle sue alleanze, liberamente contratte. Dobbiamo prepararci ad inserire sempre più l’Italia nella comunità più vasta, che è l’Europa, avviata alla sua unificazione con il Parlamento europeo, che l’anno prossimo sarà eletto a suffragio diretto.
L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra. Sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire”.
Un presidente che sarebbe diventato il più accanito sostenitore delle battaglie contro la corruzione e l’illegalità, in difesa della democrazia e della repubblica parlamentare. In particolare per questi ultimi aspetti, viene in mente l’attuale Presidente Mattarella, così autorevole, amato e rispettato dalla gente, così lontano dalle beghe politiche e dagli intrighi di palazzo, così forte nel denunciare la corruzione e l’illegalità diffuse.