Il microbiota umano. Un ospite che ci accompagna durante l’intero ciclo vitale. Un insieme di microorganismi simbiotici che vivono all’interno del corpo umano, senza recare alcun danno, anzi aiutandolo in diverse funzioni. A seconda delle “zone di residenza” si distingue in microbiota intestinale, vaginale, gastrico, polmonare, cutaneo e via discorrendo.
Della sua importanza si è parlato sabato, in un convegno organizzato dalla Fondazione Opera Santi Medici. Sono intervenuti Francesco Illuzzi, specialista in malattie dell’apparato digerente; Giulio Minoretti, specialista in ginecologia e ostetricia; Giuliano Marino, specialista neurologo dell’Asl di Bari; Antonio Tursi, dirigente gastroenterologia territoriale dell’Asl Bat.
«Il microbiota intestinale umano si caratterizza per la maggiore densità batterica (rispetto agli altri compartimenti microbiologici) e per il maggior numero di microrganismi non patogeni» spiega Illuzzi nel suo intervento sul tema “Microbiota intestinale e intestine irritabile: alla ricerca di colpevoli!”. Per il medico, «si tratta di un vero organo che si è adattato a proteggere la nostra salute e il nostro benessere durante tutta la vita, ed è “disponibile a cambiare” in relazione alle condizioni del nostro organismo». Un organo che «per circa 1/3 è comune a tutti gli individui, mentre i restanti 2/3 sono specifici per ciascuno, rappresentando una sorta di carta di identità».
Nel suo intervento, dunque, Illuzzi ha illustrato l’influenza della dieta sul microbiota intestinale e sulle sue funzioni; quella metabolica, quella protettiva, quella trofica e quella immunomodulatrice. E ha illustrato i benefici della terapia probiotica, a base di microrganismi vivi, che somministrati in quantità adeguate, conferiscono benefici all’ospite. Benefici importanti se paragonati ai comuni antibiotici, colpevoli di diversi effetti collaterali, perché «non solo distruggono gli agenti patogeni, ma attaccano anche i batteri benefici del nostro microbiota intestinale». E possono provocare danni alla mucosa intestinale.
«Gli esami delle feci sono raccomandati anche in presenza di vari sintomi extra-intestinali e nell’ambito dei controlli sanitari» aggiunge Illuzzi, sottolineando che gli esami delle feci consentono di trovare problemi di salute incipienti, di individuare le cause delle malattie in corso, predisporre una terapia causale: «Sostanze nutritive essenziali per il microbiota sono quelle che contengono fibre (prodotti integrali, legumi, frutta e verdura) e pectina (mele, carote, albicocche, arance). Alimenti che favoriscono un’ampia diversità microbica e l’aumento dei batteri buoni che formano acidi grassi a catena corta e rafforzano la barriera mucosa intestinale. Le pectine, inoltre, si gonfiano nell’intestino favorendo la motilità intestinale. Ottimizzano il pH nell’intestino crasso, migliorando le condizioni per la propagazione di bifidobatteri e lattobacilli. Rallentano l’assorbimento degli zuccheri, favorendo l’andamento uniforme della curva glicemica del sangue».
Minoretti, invece, ha parlato del microbiota vaginale, analizzando anche i rapporti con quello intestinale. Secondo il ginecologo non si tratta di mondi separati, ma comunicanti: «Dopo la nascita, la vagina viene colonizzata da un gran numero di microrganismi, la maggior parte dei quali di origine gastrointestinale, per via ascendente o dalla cute circostante, indipendentemente dall’igiene. Ciclo mestruale, attività sessuale e variazioni dell’ecosistema intestinale sono le più comuni cause di fluttuazione delle comunità batteriche vaginali».
Il microbiota interagisce anche con il cervello, come evidenzia Giuliano Marino nel suo intervento sull’asse intestino – cervello: «Il 90% della serotonina del corpo viene prodotto nell’intestino. Qui, infatti, si producono ormoni, dopamina, melatonina. I batteri intestinali regolano la produzione e il rilascio di alcuni di essi. Gli ormoni regolano la salute mentale, il ritmo sonno-veglia. E, infatti, cambiamenti nel microbiota sono stati dimostrati nella depressione, nei disturbi d’ansia, nell’autismo».
La ricerca sperimentale e clinica sui diversi ecosistemi microbiologici umani, insieme alle indagini genetiche renderanno disponibili, secondo i relatori, nuove possibilità terapeutiche. Si spera, infatti, che capire meglio la relazione fra microbiota intestinale e sviluppo di malattie possa aiutarci a prevenire, migliorare e perfino invertire le malattie.