Dai 556 deputati eletti nell’Assemblea Costituente, il 2 giugno 1946, ben 21 furono donne, di varia estrazione politica. La sezione Anpi di Bitonto “Carla Nespolo”, in occasione dell’8 marzo, ha voluto ricordare e onorare il loro contributo con attraverso una installazione documentale fotografica visitabile fino a domani nella sede Anpi Bitonto – Circolo Salvemini, in corso Vittorio Emanuele 18.
Un’iniziativa per rendere omaggio al loro ruolo in un’Italia che, solo da un anno, il 1° febbraio 1945, aveva concesso il diritto di voto alle donne. Uno storico risultato frutto della coralità del loro impegno nelle città occupate e devastate dalla guerra, nei campi di prigionia, negli insediamenti produttivi e nella Resistenza.
Molto diverse tra loro per età, cultura ed esperienze politiche, quelle ventuno donne furono in grado di fare fronte comune e dar voce alle legittime aspirazioni di emancipazione delle donne italiane. Pur appartenendo a forze politiche molto distanti, le costituenti seppero trovare modi e punti di incontro per fare fronte comune e garantire agli italiani eguaglianza di diritti e pari opportunità nella nuova Carta costituzionale.
Principi che sono ancora da attuare pienamente, come ricorda Antonella De Napoli, presidente della sezione locale dell’Anpi, che coglie l’occasione per promuovere la campagna di tesseramento per l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: «È proprio questo il mondo che le donne e gli uomini della Costituente volevano? Quella di oggi è un’Italia che ha più di 5 milioni di italiani in povertà. È una società iniqua e ingiusta, in cui oltre la metà della ricchezza è detenuta dal 10% delle persone. Un paese in cui incombe il pericolo dell’autonomia differenziata delle regioni, che dividerà ulteriormente la penisola, accentuando le diseguaglianze. Già oggi il 73% della popolazione vive al di sotto dello standard medio europeo. E, guarda caso, la gran parte è nel meridione. Un paese in cui si continua a morire sul lavoro, spesso precario, mal retribuito e non tutelato. Un paese che paga pesantemente, anche in termini di vite umane, l’assenza di serie politiche ambientali mei territori. Un paese in cui la piena uguaglianza tra uomini e donne è ancora da attuare pienamente. Principi sui quali le donne della costituente, pur diverse tra loro per provenienza politica e culturale, seppero trovare punti di accordo per fare fronte comune e perseguire le legittime aspirazioni di emancipazione delle donne. Principi come lotta alla povertà e alle diseguaglianze, difesa del lavoro, della sanità, dell’ambiente, impegno per le pari opportunità e per la pace, sono fondamenti della nostra Costituzione anche grazie a loro. Principi, la cui piena attuazione è ancora da attuare, che costituiscono per l’Anpi l’impegno per una società che metta al centro le persone. Il paese oggi necessita di un’alleanza tra lee forze politiche antifasciste per ricostruire legami sociali attraverso un’ampia e crescente partecipazione».
A ribadire il concetto è il professor Enzo Robles, che punta il dito contro l’individualismo oggi diffuso, che non crea nulla di buono: «Una cosa che mi ha sempre impressionato è l’intensa attività che questi uomini e queste donne hanno saputo condurre anche durante il fascismo. E non solo nell’ambito della lotta armata. Molte di loro vengono dal lavoro in fabbrica, altre dall’Azione Cattolica. Le più giovani avevano 25 e 26 anni e venivano dal Partito Comunista. Scuola, fabbrica e associazionismo sono stati i luoghi in cui si è formata l’anima democratica».
Robles si sofferma, in particolare, sul ruolo dell’Azione Cattolica nel creare un’azione antifascista.
«Tante leggi importanti sono state frutto del lavoro degli uomini e delle donne della Costituente: Statuto dei Lavoratori, legge sul divorzio, diritto all’aborto e tante altre. Grazie a loro, la centralità della donna è riconosciuta, anche se non sempre attuata. Non servono nuove leggi, ma serve attuare quelle che già ci sono grazie a loro» conclude il sindaco Francesco Paolo Ricci, invitando l’Anpi ad intraprendere, insieme all’amministrazione comunale, un percorso che non si esaurisca con le celebrazioni del 25 aprile, ma che veda in quella data la conclusione e l’inizio di un ciclo di attività.