DI VINCENZO ABBATANTUONO, SCRITTORE
Sono da sempre appassionato di scritte sui muri, da ragazzo ne ho sporcato qualcuno pure io, ho sempre riconosciuto loro dignità letteraria, essendo alcune particolarmente originali e spesso geniali.
Le scritte di natura politica, per ovvie ragioni personali legate alla mia militanza, mi hanno sempre appassionato particolarmente.
A Bitonto, fino a quando sono emigrato, ce n’erano ancora tante ed erano testimonianza di un’epoca in cui in questa città, gli anni ‘70, per dirla con Mao tze tung, cento fiori fiorivano: una grande scritta dell’Unione della Gioventù Comunista d’Italia (marxista-leninista), allora guidata dal compianto Sabino Lafasciano, campeggiava sul muro della Fornelli in piazza Ss Medici; poi scritte del MLS, il Movimento dei Lavoratori per il Socialismo, epigoni bitintini dei feroci katanga milanesi, se non ricordo male in via Verdi; scritte di Democrazia Proletaria in via Comes, per non omettere le rare inserzioni del Fronte della Gioventù, formazione giovanile missina.
Poi c’erano quelle degli anni 80, alcune opera mia (reato caduto in prescrizione, spero), contro eroina e Polizia a firma Lotta Continua per il Comunismo oppure, quella più longeva e geniale, vergata sulla muraglia dell’estramurale, dedicata al gruppo punk filosovietico CCCP-FEDELI ALLA LINEA.
Di tutto questo purtroppo non resta più traccia, quella letteratura muraria che raccontava la storia della città quando gli animi ribollivano di rabbia e giustizia sociale è stata definitivamente cancellata.
Peccato.