Ciò che resta di un attentato terroristico fa
comprendere quanto sia ancora oggi
distante anni luce il concetto di “rispetto” nei rapporti interpersonali.
Il 7 gennaio è avvenuto un attentato di questo tipo
contro la sede del giornale satirico Charlie
Hebdo, a Parigi. Dinanzi alla morte di dodici persone e di undici ferite, che
in quella data si trovavano semplicemente a svolgere il loro lavoro, sguardi
attoniti cercano una risposta alla domanda che risuona nella mente: “Perché?”.
Ishan è un giornalista pakistano fuggito dalla sua
patria poiché priva di quella libertà che ogni uomo ha il diritto di ricevere.
Si è proposto come testimone oculare di quelle che sono le fondamenta della
religione islamica e dei principi religiosi del “leader” Maometto, in occasione
dell’assemblea scolastica del Liceo
Scientifico G. Galilei avvenuta a fine
Gennaio.
Come sostiene Ishan, la tragedia non è da considerare
come espressione di lotta tra religioni
ma come un atto prettamente individuale. Tra gli studenti emergono pareri
spesso contrastanti, tuttavia, è ben chiara la colpa intesa come reciproca.
La violenza non è giustificabile così come un attentato
è deprecabile, ma soffermandoci anche su quelli che sono i fumetti a sfondo satirico del giornale parigino si
può rilevare una mancanza di rispetto nei confronti di una religione, di una
cultura, di un popolo.
La libertà di espressione, tanto citata durante gli
ultimi giorni, non andrebbe intaccata in alcun modo, ma ciò non implica ci sia libertà
di offendere e inveire.
Il giornalista ha fatto leva su quella che è la loro
fede e sui precetti da cui prendono esempi di vita. Essa appare come più importante
della loro stessa persona.
Come un “Sole”
Maometto che da sempre risulta esser in pericolo, in quanto c’è chi tenta di macchiarlo, annientarlo, contaminarlo. “Sin da
quando camminava tra le folle – narra Ishan- la gente cercò di demolirne la sua immagine per impedire la
divulgazione del suo messaggio”.
Indubbiamente scossi e turbati, ci aspettiamo che la
continua evoluzione che sta subendo la nostra società non sia soltanto
tecnologica ed informatica, bensì anche e soprattutto su un piano morale: solo
se tra gli uomini si avrà ben metabolizzato il concetto di rispetto reciproco
verso ciò che è diverso, si potrà aspirare ad un quieto vivere privo di questi
eventi di cronaca nera.