Nel clima di relativismo pedagogico in cui oggi si vive, può fare notizia la celebrazione del 25mo anno di sacerdozio di un parroco che svolge il suo ministero in una parrocchia di frontiera. Padre Fulvio Procino, 53 anni, missionario stimmatino a Palombaio e responsabile dell’unica parrocchia “Maria SS.ma Immacolata” qui presente, è proprio quel parroco di frontiera e rappresenta ciò che, nei fatti, è la Chiesa a Palombaio: “chiesa in uscita”, senza alcun bisogno di spostarsi, poiché qui si è già “fuori”, nel mezzo di un contesto socio-culturale di preoccupante marginalità. La Chiesa, incarnata in una semplice parrocchia di periferia, e nel suo parroco, “abita” già la marginalità e la interpreta senza necessità di prefigurarsi manualistici scenari di emarginazione su cui imbastire trame di riflessioni sociologiche. Padre Fulvio ha ben presto intuìto tale scenario, sin dal suo arrivo nel 2009, accettando la sfida di un apostolato nuovo, che qui, a Palombaio, è sempre un noviziato, di fronte alle diverse esperienze, maestre di vita, che il missionario stimmatino ha condiviso e che danno la misura dello spessore del suo magistero. Sono in tanti, senza ambàgi, a riconosceglielo. Durante la celebrazione del 17 Ottobre scorso, Mons. Giuseppe Satriano, che l’ha presieduta alla presenza di Mons. Vito Piccinonna, dei presbiteri e delle autorità civili, ha sottolineato il passaggio evangelico in cui Gesù si lascia ospitare da Pietro sulla barca che ha sperimentato il fallimento di una pesca a vuoto per tutta la notte: « È proprio da quell’esperienza fallimentare che si deve cominciare, poiché è in quella fedeltà a Dio che ci si stacca dai propri limiti, dalle proprie povertà e si diventa pescatori di uomini ». E lo ha ricordato Padre Fulvio stesso, che nel rivolgere un pensiero grato a tutti, in particolare a Padre Mariano Magrassi, ha tenuto a precisare che: « Oggi il festeggiato non sono io ma il Signore che agisce nella vita degli uomini … » Ecco, è su queste barche vuote, rimaste a secco nel mezzo della notte, in luoghi come Palombaio o Mariotto, a due passi, eppure lontani, dalla viva centralità delle città circostanti, che parroci e vescovi dovrebbero sempre salire, nel povero mare degli ideali traditi, delle chances di vita mancate, delle biografie al limite, della spiritualità perduta, nella notte dei valori cristiani. Ed è da qui, guardando il mondo da quest’angolazione sfavorita che, forse, si potrà meglio intravvedere l’alba di un rinnovato spirito dei tempi.