«Quanta impotenza avete e abbiamo sperimentato di fronte a un gesto così cruento, di fronte a una violenza cieca e incomprensibile. Non ha senso tormentarsi su cosa si sarebbe potuto fare e comunque ci avete provato. Lucia è stata uccisa nel tentativo di salvare Vincenzo dalle tenebre della falsità, del sospetto e dell’egoismo che offuscavano la sua mente e il suo cuore».
Sono le parole pronunciate dal parroco di Mariotto, don Francesco Ardito, nel corso dei funerali di Lucia Chiapperini, la 74enne uccisa lo scorso 18 aprile dal marito Vincenzo Visaggi, reo confesso e attualmente detenuto con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Nel corso della cerimonia esequiale, che si è tenuta nella chiesa della Madonna dell’Addolorata, il parroco ha ricordato la vita di dedizione di Lucia: «Lei che ha speso tutta la sua vita per assistere prima la madre, poi il fratello e infine per lunghi anni il padre, è stata vittima della persona che voleva accudire e salvare. Questa violenza ha ferito anche voi figli, che in un sol colpo siete stati privati delle vostre radici, ma ha colpito tutta la comunità, perché la violenza genera paura, diffidenza, sospetto, sfiducia, isolamento e tutto questo distrugge il tessuto sociale ed ecclesiale».
Richiamando ancora il Vangelo, ha proseguito: «La violenza non finisce nel momento in cui viene compiuta, ma si propaga lentamente e inesorabilmente. Gesù vuole arrestare questo processo per innescare un processo di vita e di risurrezione per voi figli in primis e per tutta la comunità. Se vogliamo onorare la memoria di Lucia, dobbiamo anche noi disinnescare le piccole dinamiche di violenza e di morte che a volte creiamo e che solitamente tolleriamo, senza renderci conto di quanto possano essere pericolose».
Il parroco ha invitato la comunità a riflettere: «Mi riferisco a quelle dinamiche fondate su prospettive materialistiche, che fanno pensare che le cose siano più importanti delle persone; su prospettive egoistiche che mettono sé stessi e i propri interessi al centro fino a ledere la dignità e la vita dell’altro. Non basta solo denunciare le violenze, perché quando si arriva alla denuncia è già tardi. Dobbiamo costruire giorno per giorno dinamiche di ascolto, di rispetto, di promozione dell’altro, di sostegno nelle difficoltà, di fiducia e di responsabilità».
Al termine della cerimonia, è stata letta anche una lettera scritta dalle nipotine della vittima: «Siamo cresciute portando sempre un pezzo di te nelle nostre vite. Ci mancheranno i tuoi consigli e il tuo essere premurosa nei nostri confronti, con la tua mania di farci coprire nelle giornate più fredde per paura che ci raffreddassimo. La stessa freddezza che sentiamo noi oggi che non ci sei più. Resterai comunque sempre nei nostri ricordi, come la nonna più buona del mondo, e siamo sicuri che ci starai vicino anche dietro le nuvole. Insieme a te è volato in cielo un pezzo del nostro cuore. Continueremo a vivere con gioia, sicuri che un giorno ci rivedremo».
Al termine della funzione, il sindaco di Bitonto, Francesco Paolo Ricci, che aveva proclamato il lutto cittadino, ha voluto rivolgere un pensiero alla comunità: «Quello che abbiamo vissuto è un momento tristissimo, che segnerà per sempre la comunità di Mariotto. Ma non dobbiamo permettere che questo dolore si trasformi in stigma o pregiudizio. Dobbiamo ripartire, con coraggio, senza rimanere indifferenti davanti a ogni forma di violenza. Ai primi segnali dobbiamo avere la forza di parlarne, di chiedere aiuto, di tendere la mano e di afferrarla. Facciamoci comunità, davvero. Facciamo in modo che il sacrificio di Lucia non sia stato inutile. Questo deve essere il punto di partenza per tutti noi: facciamo prevalere il bene sul male, la concordia sulla discordia. Come amministrazione comunale, continueremo a esserci, a rafforzare i servizi, a camminare accanto a ogni cittadino, perché nessuno si senta solo».