Si va dagli oltre 4mila euro di Fratelli d’Italia ai “soli” 231 euro di Forza Italia. Ma soprattutto, ci sono ben sette liste che, a quanto pare, non hanno sostenuto alcuna spesa. E poi ci sono i “Riformisti-Fronte del lavoro” che “nonostante – si legge negli atti ufficiali – le richieste istruttorie, si è limitata a riportare le fonti di finanziamento e le spese di pari ammontare, corredandole tuttavia solo in parte della necessaria documentazione giustificativa”. La Corte dei conti, con un provvedimento di qualche giorno fa, mette nero su bianco le spese che le varie formazioni politiche hanno sostenuto durante le ultime elezioni amministrative, quelle vinte a giugno dello scorso anno dal centrosinistra e dall’attuale sindaco Francesco Paolo Ricci. E le sorprese davvero non mancano, partendo dal presupposto come l’organo contabile abbia certificato che le spese sostenute sono risultate conformi a legge e la documentazione prodotta a prova di dette spese è risultata regolare. A parte una eccezione, come detto. Il tutto precisando la Corte dei conti si è limitata alla verifica della conformità alla legge delle spese sostenute e della regolarità della documentazione prodotta a prova delle spese stesse.
Le spese a destra. Il più “generoso” in assoluto è stato il partito guidato da Giorgia Meloni, che per la prima volta nella storia cittadina ha espresso un consigliere comunale, Ivan Lorusso, “raggiunto” nelle ultime settimane da Domenico Damascelli, Francesco Toscano e Carmela Rossiello. Sono stati quasi 4.500 gli euro spesi. Da segnalare il rendiconto negativo (zero euro speso, quindi) per “Azione civica”, lista “Damascelli sindaco”, “Uniti per Bitonto”, mentre “Bitonto cambia” 1.500 euro, quasi 2mila per “Bitonto solidale” (alias il Partito socialista), circa 600 euro “Con”, 2.500 euro per “I riformisti-Fronte del lavoro” (quella di Francesco Natilla, per intenderci), circa 500 euro per “Onda civica” e “Patto in Comune” e appena 231 euro per “Forza Italia”.
Le spese a sinistra. Nessuna cifra folle nemmeno a sinistra, dove le spese – chi li ha sostenute – sono state più o meno omogenee. Il Partito democratico, ad esempio, dichiara di aver speso 1.600 euro, meno di 1.000 euro per “Democratici per la Puglia”, meno di 500 euro per “Laboratorio-Officina partecipata”, 1.500 euro per “Per Bitonto, Mariotto e Palombaio”. Tutto il resto è negativo, perché “Strada in comune”, “Rinascita”, “Rete civica-Italia popolare” e “Più si” hanno fatto sapere di non aver sostenuto spese né ricevuto finanziamenti o contributi per la campagna elettorale.