Siamo
nel cuore (ferito) della Lama Balice.
Il greto del carsico torrente Tiflis che rassicurò i nostri antenati, secoli e secoli fa, facendone le antiche fortune.
Il Parco regionale della vuota retorica,
delle tavole rotonde vane, delle cifre (anche notevoli) stanziate per nulla e pur finite da qualche parte che non è dato sapere.
Non c’è polmone verde più inquinato di questo meraviglioso crogiolo di varietà
botaniche e faunistici splendori.
Così, fra ulivi ritorti e arbusti verdi, distese di papaveri rossi e margheritoni campestri, aggrappate alle pendici del costone di
fronte al prolungamento di via Burrone sorgono alcune casupole di rom.
Lamiere
poveramente accastellate e tenute su non si sa bene come s’intravvedono da lontano. Sembra che ci sia persino la corrente elettrica di notte per illuminare le tenebre.
Ancora una volta, i nomadi sono divenuti
stanziali.
Questa etnia randagia contraddice la propria cultura?
Sarà.
Intanto, qui il vero scandalo non è questo nuovo insediamento abusivo.
Piuttosto, l’immondo spettacolo che da sempre pare stuprare la Natura che disperatamente avrebbe voluto essere incontaminata.
Cassettiere spaccate e buttate via,
laterizi di ogni sorta, carcasse di elettrodomestici, qualche divano
spelacchiato e sfondato, grossi pneumatici consunti, persino tazze di water,
come a suggerire una crudele e poco edificante similitudine con quel che rischia di diventare la
nostra città, se si continua a violentarla con sistematica incuria e cinica barbarie.
Già, perché
non serve ogni volta ribadire che c’è un numero verde dell’Asv per la rimozione di rifiuti
pure di grandi dimensioni e che ci sarebbe tutta una serie di regole civiche elementari
da seguire per rispettare la Casa in cui abitiamo.
Niente da fare, l’inciviltà è sempre una troppo facile e accattivante tentazione per noi bitontini…