“1.840 dipendenti e una storia di traguardi raggiunti fra gli applausi della platea internazionale: lo stabilimento barese della Bosch, primo in Italia, sta attraversando una fase di delicatissima riconversione produttiva, e la società ha prospettato esuberi per 620 unità. Il che si tradurrebbe in una grave crisi occupazionale nel territorio, in aggiunta alle tante altre dovute alla desertificazione industriale del polo di Bari. Perciò ho depositato un’interrogazione diretta alla Giunta regionale: urge attivare ogni interlocuzione utile affinché l’azienda, con il supporto anche della Regione, possa rivedere il suo piano industriale e blindare i tanti posti di lavoro in ballo. Il team barese della Bosch, come si ricorderà, nel 1998 tenne a battesimo il common rail, il sistema d’iniezione diretta che ha innescato lo sviluppo dei motori a gasolio. Oggi, però, il mercato sta cambiando direzione, ed entro il 2020 è stata annunciata una radicale riconversione della produzione industriale, che comporterebbe gli esuberi prospettati. Tutto questo nonostante l’accordo sottoscritto con i sindacati a maggio 2017, con cui si blindavano i livelli occupazionali fino al 2022, attraverso una combinazione di cassa integrazione, ferie e permessi. Tale accordo, però, è stato rimesso in discussione a seguito di un’ulteriore contrazione del settore diesel. Serve, quindi, un piano industriale chiaro e dettagliato. La Regione Puglia, nel corso di un incontro ministeriale a giugno scorso, ha dato la sua disponibilità a garantire un cofinanziamento regionale anche per la riqualificazione del personale, a patto che non ci sia alcun esubero. Adesso, a carte mescolate, chiedo alla Regione di riferire lo stato dell’arte e soprattutto chiedo un impegno preciso per scongiurare i licenziamenti: si perderebbero non solo centinaia di posti di lavoro, ma anche un know how di straordinaria competenza e professionalità”.