Ce l’ha fatta Daniela, la 27enne bitontina che, al sesto mese di gravidanza, era stata colpita da una forte influenza tale da causarle una grave insufficienza respiratoria. Il delicato intervento a cui è stata sottoposta in questi giorni è andato a buon fine e si è finalmente svegliata dal coma farmacologico in cui era stata indotta, potendo così apprendere della buona salute anche della piccola Miriam, la bambina che portava in grembo e che i medici hanno dovuto far nascere molto prematuramente, per poter procedere alle terapie necessarie per lei. Lo staff medico che l’ha assistita ha comunicato ieri la lieta notizia.
È il professor Francesco Bruno che, nel riferire gli aggiornamenti sul caso clinico della giovane mamma, ringrazia tutti coloro che hanno contribuito: «Devo ringraziare tutti coloro che, tra medici, paramedici e specializzandi, hanno collaborato. In molti si sono messi a disposizione, nella tarda serata di una domenica d’inverno. Circostanza, questa, che rende ancora più preziosa la partecipazione di tutti. Devo ringraziare pubblicamente il professor Ettore Cicinelli, della clinica ostetrica e il professor Laforgia e la dottoressa Calderoni che è intervenuta quella sera. È grazie a tutti loro che ci sono tutte le premesse per una conclusione positiva».
Ma ricordiamo, in breve, la storia di Daniela. Il 31 gennaio, la ragazza, alla 27esima settimana di gravidanza, fu ricoverata nella clinica ostetrica del professor Cicinelli per un’insufficienza respiratoria causata da una sindrome influenzale. Assistita qui per due giorni, è stata poi trasferita nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari, in seguito ad un aggravamento della patologia. Qui è stata seguita per altre 48 ore nella speranza che i trattamenti classici potessero arrestare il problema, ma, il 4 febbraio, le condizioni si sono improvvisamente aggravate ulteriormente, costringendo i medici a decisioni importanti, come racconta il professor Bruno: «L’insufficienza respiratoria era così grave da mettere in dubbio ogni possibilità di sopravvivenza del feto. Ci siamo consultati e abbiamo scelto di privilegiare la sopravvivenza della ragazza, piuttosto che del feto. Abbiamo quindi fatto un taglio cesareo d’urgenza, in modo da procedere a tutte quelle tecniche di assistenza respiratoria e farmacologica che non sono possibili in presenza di un feto. Abbiamo quindi allestito in poco tempo una sala operatoria adatta a questa evenienza, dato che la nostra è pensata per altri tipi di interventi. È stato inoltre allestito un posto dove poter assistere adeguatamente il neonato. Si è adoperato gran parte del personale. Effettuato il cesareo abbiamo potuto iniziare il trattamento per la madre con libertà di terapia. Per 24 ore abbiamo cercato di non ricorrere a terapie più intensive, ma quando le condizioni hanno iniziato a peggiorare abbiamo messo in atto la tecnica Ecmo».
La tecnica Ecmo è una prerogativa della struttura che fa parte della rete “Respira”, che in Italia raduna i centri che possono adoperarla per trattare insufficienze respiratorie gravissime. Nel Sud solo a Bari, Palermo e Napoli ci sono strutture in grado di attuarla. È una tecnica salvavita altamente invasiva, per pazienti ricoverati per insufficienze respiratorie che non rispondono a tutte le altre tecniche di assistenza respiratoria artificiale. Consiste nell’attaccare la paziente ad una macchina che sostituisce le funzioni respiratorie dei polmoni, prelevando il sangue, facendolo passare attraverso un filtro che toglie l’anidride carbonica e dà ossigeno, per poi rimandare il liquido nell’organismo: «Si utilizza perché un polmone gravemente malato ha più possibilità di guarigione se tenuto fermo. È solitamente attuato per poche ore, ma in casi come questo sono state necessarie alcune settimane. Il trattamento richiede un addestramento altamente specifico e il nostro è un gruppo altamente qualificato, disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte. Abbiamo convocato la stampa per far sapere che nella nostra regione esistono realtà che in condizioni di emergenza sono in grado di funzionare con precisione ed efficienza».
La paziente è stata sottoposta a questo delicato intervento nonostante fosse stata sottoposta da pochissimo ad un intervento chirurgico. Circostanza che la esponeva a rischi di complicanze, come hanno riferito i medici che sono rimasti col fiato sospeso per tanto tempo.
Ora la ragazza è ancora in ospedale e tra qualche giorno la prognosi sarà sciolta. Prima di essere colpita dalla violenta sindrome influenzale era un soggetto sano, senza altre patologie. Ma non era vaccinata.
Ecco perché tutto lo staff coglie l’occasione per mandare un messaggio importante: «Colgo l’occasione per sottolineare l’importanza della vaccinazione antinfluenzale. Noi tocchiamo con mano quel che può accadere se non viene fatta. Questo anno, da dicembre, abbiamo ricoverato dieci pazienti per l’influenza H1N1, quella che ha colpito Daniela. Sei di questi con la tecnica Ecmo. In questo momento in reparto ci sono tre pazienti in rianimazione. I risultati dei trattamenti sono molto positivi, ma è sempre meglio evitare di arrivare in rianimazione. Ecco perché è importante vaccinarsi. Tutti coloro che possono devono farlo, non solo le categorie a rischio. Molti dei pazienti colpiti sono giovani. Il più giovane che abbiamo ricoverato ha 19 anni. C’è anche una donna di 32 anni. Tutti senza altre patologie. In genere sono giovani e anziani, donne in particolar modo».
Buone notizie, come abbiamo già accennato, anche per la piccola Miriam, come ha riferito la dottoressa Grazia Calderoni ringraziando i colleghi per la collaborazione multidisciplinare: «Eravamo in presenza di una bambina nata con prematurità non estrema, ma comunque molto alta. Al momento del parto pesava poco meno di un chilo. Non è nata in condizioni gravissime, ma è stato necessario intubarla e assisterla. Ha risposto rapidamente e positivamente alle tecniche di rianimazione. Al momento le sue condizioni sono stabili, ma è sempre in terapia intensiva. Ci sarà bisogno di qualche settimana per valutare le sue condizioni e per dichiararla fuori pericolo».