«Quello che mi è capitato non deve spaventare, né intimorire: dobbiamo andare a testa alta, perché la paura serve solo a darla vinta a chi non rispetta le differenze». È il messaggio che Michele (nome di fantasia), il 28enne di Bitonto che nei giorni scorsi è stato vittima di violenza verbale omofoba, ha lanciato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado della città che hanno partecipato alla marcia dei diritti svoltasi, ieri, nella giornata internazionale contro l’omobitransfobia. «Essere qui significa vedere uno spiraglio di luce, lottiamo tutti per la nostra libertà», ha detto a gran voce. Laddove c’è ancora chi discrimina per l’orientamento sessuale, si incontrano molte più persone che accolgono e contribuiscono a lenire il dolore di quanto accaduto. “Vatti a fare curare, ricchione”: è quello che c’era scritto nel biglietto che Michele ha ritrovato, domenica, attaccato con lo scotch alla porta del suo appartamento. Queste stesse parole devono dare la forza di lottare per il cambiamento in nome dell’amore e di un mondo dove non esistano più discriminazioni di alcun tipo, dove tutti abbiano gli stessi diritti. Fiori variopinti tra i capelli, bandiere arcobaleno e transgender, cartelloni colorati con scritte come «I figli dell’omofobia coltivano l’ignoranza sull’amore», «L’amore non è mai sbagliato», «Verrà il momento in cui tutti potremo sentirci liberi di essere quello che siamo?». Da piazza Aldo Moro, gli studenti hanno così colorato corso Vittorio Emanuele II per radunarsi poi in villa comunale e condividere testimonianze, poesie e riflessioni legate a questa giornata. «Siamo indignati per quanto è successo a Michele e a chi continua a subire discriminazioni, violenza. Vogliamo fare sentire la nostra voce, speriamo nel cambiamento. Noi possiamo fare la differenza», ha dichiarato uno studente. E l’hanno fatta ieri durante la marcia promossa dall’assessorato al Welfare, dal centro antidiscriminazione Mo.N.Di e dal centro antiviolenza “Io sono mia” (socio fondatore della rete nazionale “Educare alle differenze”). «L’ultimo episodio accaduto in città – ha detto il sindaco Francesco Paolo Ricci – si inserisce nel quadro di quelle poche persone che continuano a pensare che la città non è cambiata, che non vuole fare dei passi in avanti. È un episodio inqualificabile, fa parte di un retaggio culturale del passato: Bitonto è una città inclusiva, è la città dell’accoglienza. La manifestazione è volta alla crescita culturale del paese, che dice ‘no’ a qualsiasi forma di discriminazione razziale, sessuale, di pensiero e religiosa». Quello dell’amministrazione «è un gesto di solidarietà non solo verso Michele, ma anche verso tutti coloro che sono vittime di assurde discriminazioni – ha fatto eco l’assessore al Welfare, Silvia Altamura -. Per questo stiamo progettando la creazione di un consultorio dei diritti: un luogo che rappresenti un punto di ascolto e consulenza, ma anche un laboratorio sociale per accompagnare la società verso l’inclusione di tutti, intorno ai loro diritti di cittadinanza». «Ci arrivano tante segnalazioni di giovani che vivono esperienze dolorosissime perché non accettati dalle famiglie o sono vittime di bullismo omofobico a scuola», ha raccontato Rosy Papparella, responsabile del centro antidiscriminazioni. «È il momento di fare sentire che c’è una comunità che è dalla loro parte e li accoglie» perché nessuno sia isola in un mondo di cuori connessi empaticamente e da sogni ancora da realizzare, insieme. «Il file rouge di questa manifestazione è stato educare alle differenze», ha concluso Ivana Stellacci, presidente di “Io sono mia” che dal 2017 contrasta sul territorio anche l’omobitransfobia. «Come rete nazionale crediamo che la scuola sia luogo privilegiato per promuovere quel cambiamento socio-culturale che serve per contrastare ogni forma di discriminazione, scardinare stereotipi e pregiudizi». Coinvolgere le scolaresche nella marcia dei diritti, perciò, è solo una tappa di questa importante “missione”. «Crediamo nel fatto che la differenza sia un valore aggiunto – ha concluso Elisabetta Tonon di “Io sono mia” -: siamo tutti differenti, dobbiamo solo imparare ad amarci per quello che siamo». Uno dei prossimi appuntamenti è il meeting di formazione rivolto ai docenti e organizzato da “Educare alle differenze”. Si terrà a Bari nella scuola Balilla nel quartiere Madonnella il 23 e il 24 settembre.