Sei mesi fa, tanti cittadini scendevano in strada a Bitonto per manifestare a favore della legalità, all’indomani dei vili atti intimidatori all’ormai ex dirigente dell’ufficio tecnico Vincenzo Turturro.
Sembrava l’inizio di un bel movimento popolare, soprattutto giovanile, al grido di “Bitonto non ha paura”, chiamato a risvegliare le coscienze assopite dei tanti cittadini “perbene” e a fronteggiare fieri la sfida della malavita.
Sembrava, perché invece tutto si è fermato lì.
Non più un sit-in, niente cortei, manifestazioni manco a parlarne (eccezion fatta per lo spettacolo Incapaci, ndr), anzi forse ci si è dimenticati del grave problema che attanaglia da sempre la città più di ogni altra cosa.
Eppure, Bitonto non si è mica trasformata in una cittadina tranquilla.
Si continua a rubare. Si continua a rapinare.
Si continua a spacciare. Si continua a picchiare i commercianti per poche decine di euro.
Così come sorge e tramonta il sole, con cadenza periodica ma non costante e per questo imprevedibile, purtroppo, si continua a sparare. Come è noto, a luglio, solo un miracolo ha fatto sì che nessuna vittima innocente cadesse sotto i colpi sparati all’impazzata in pieno centro.
Eppure, sembra non essere successo nulla. Tutto è tranquillo.
I tanti eroi della tastiera continuano a scrivere e a sdegnarsi dinanzi a tutto sui social network, ma mai che muovano un dito per fare qualcosa, mai che facciano il primo passo.
Alle volte, anzi, si permettono pure di sbeffeggiare quei quattro pazzi di operatori dell’informazione, tra i pochissimi sempre in trincea.
I cittadini “perbene” continuano come e più di prima a convivere con i delinquenti, a girare la testa dall’altra parte, a foraggiare la criminalità acquistando le sostanze stupefacenti, a rivolgersi all’amico dell’amico per riscattare l’auto rubata, a chiudere le tapparelle quando stanno togliendo l’auto al vicino di casa e a fare altre cose tristi ben note a tutti.
Per non parlare del più strano Comitato/Osservartorio per la Legalità sulla faccia della Terra. Sapete che esiste? Cosa osserva?
Si sente solo quando succede qualcosa di grosso e l’onda dello sdegno raggiunge picchi altissimi. Poi sparisce. Riappare e sparisce ancora.
Non è un punto di riferimento per la comunità.
Così come anche a livello politico amministrativo, dopo un buon inizio, si parla del problema solo ad intermittenza.
Troppo facile scendere in piazza e sdegnarsi quando si registrano episodi eclatanti, più difficile è lottare e ripudiare ogni giorno, in ogni momento, ogni minimo comportamento che leda la dignità e la libertà di ciascuno di noi.
Non si è fatto più nulla da sei mesi a questa parte.
Bé, il movimento che poteva risvegliare le coscienze si è spento?
Forse, purtroppo, la verità, amara, è che “Bitonto non ha paura” è rimasto solo uno slogan del momento, non un modo di fare e di vivere in grado di cambiare realmente la città.