Ancora nessuna novità della piccola Tenè, la bambina di due anni che dopo l’incontro con la mamma biologica, avvenuto venerdì scorso a Bari, non ha più fatto ritorno dalla famiglia che l’aveva temporaneamente in affido.
La storia, delicatissima, mette le radici un paio d’anni fa quando – secondo la legale della famiglia affidataria – la bimba di appena 5 mesi fu affidata senza formalità, ma con un accordo verbale, alla signora Luciana Tedeschi (e, dunque, alla famiglia Quatela), poiché la mamma della piccola stava cercando lavoro fuori dalla città.
«Con il consenso del padre naturale – si legge in una nota diffusa dalla legale Tiziana Tandoi – Tené è stata accolta e cresciuta dalla famiglia Quatela che l’ha curata, accudita, educata e avviata al percorso scolastico. Attualmente, la famiglia Quatela, nella persona della signora Luciana Tedeschi, unitamente al padre della minore, si è rivolta ai servizi sociali di Corato per regolarizzare l’affidamento della piccola».
I servizi sociali hanno proseguito nel loro lavoro, notificando la vicenda alla Procura e al Tribunale per i minorenni di Bari e, dopo aver assunto tutte le informazioni necessarie, «hanno confermato il collocamento temporaneo di Tené presso la signora Tedeschi che, con il consenso del padre della bambina, ha ovviamente accettato – spiega la legale -. La signora Tedeschi, in spirito di collaborazione e sempre nell’interesse della bambina, non si è mai sottratta ad agevolare l’incontro tra la piccola e la sua mamma biologica quando quest’ultima ne faceva richiesta. In alcune occasioni, gli incontri sono avvenuti persino nella abitazione della famiglia Quatela».
Durante l’ultimo incontro, però, avvenuto a Bari, la madre naturale ha deciso di andar via con la bimba al seguito. Probabilmente, la donna è stata spinta nel gesto dalla notifica del provvedimento di fissazione dell’udienza di convocazione innanzi al Tribunale dei minori, prevista per il 20 ottobre prossimo.
Infatti, al di là del ruolo e dei buoni rapporti intercorsi tra il padre e la famiglia Quatela tutta, resterebbe il dubbio di quanto il procedimento di affidamento della bambina sia stato effettivamente discusso insieme alla madre biologica. Quindi, stando così le cose, non è ipotizzabile parlare del reato di rapimento che, di fatto, non sussisterebbe. Intanto, sono ancora in corso gli accertamenti sulla vicenda, mentre continuano gli appelli sui social della famiglia affidataria.