Ci risiamo.
Ed è sempre la solita storia. Un albero, e
la sua vita, maltrattati dalla inciviltà
e dalla incuria dei bitontini.
Ovviamente non tutti, ci mancherebbe
altro.
Lo scenario non è piazza Moro, dove altre
volte si sono consumate pagine del genere.
Questa volta siamo in piazza Aurelio Marena, a due passi dalla basilica Santi
Medici.
Anche qui c’è un arbusto che piange di dolore ma nessuno se ne accorge
perché qualcuno ha pensato di rovinargli l’esistenza, e di trasformarlo in una
lavagnetta di legno oppure in una scrivania.
Dove segnare il proprio nome, per
essere magari già pronti a battagliare l’arrivo dell’Alzheimer, oppure incidere
per sempre quello della propria amata. Fatto sta che questa Michla (no, non è
un errore, si chiama davvero così. Dicci almeno di dove sei, per favore) deve
essere davvero importante, o per lo meno indelebile.
L’albero, pardon la lavagnetta/scrivania,
non ringrazia. Anche perché, spoglio e stuprato come è, non può farlo perché è
silente.
Nel frattempo, è rovinato per sempre.
Ma, almeno, non è solo. Perché dividerà la sua esistenza per sempre
con la “sua” Michla, senza mai dirle grazie. Anzi…