«L’aggressione di qualche giorno fa è solo la punta dell’iceberg di una situazione molto più grave. Per una ci sono almeno dieci episodi non denunciati».
Così, Damiano Maggio, sociologo, dopo la notizia del pestaggio di un ragazzo nei pressi di un campo da basket di via Enrico Berlinguer.
Per Maggio, da anni, scontiamo perdita di senso civico e diffuso senso di abbandono: «Il territorio, a prescindere dalla presenza delle forze dell’ordine, non è controllato e si crede di poter fare quello che si vuole, perché non c’è chi presidia e sanziona. Questo causa sfiducia tra i cittadini e senso di impunità in chi si crede più forte. Se manca un presidio legale, il territorio diventa “mio” e chi viene da fuori è di disturbo. Attività pseudoeducative e iniziative spot non attecchiscono. Servono interventi politici di prevenzione, che richiedono un impegno duraturo. Ci vuole presenza e dialogo costante con il territorio, con ragazzi, residenti, attività commerciali. Sembrano azioni banali, ma non lo sono.
All’inizio si troverà resistenza, ma poi queste azioni avranno i loro effetti e l’illegale sarà scoraggiato. A dimostrarlo ciò che succede in alcuni comuni, anche della Puglia. Molte amministrazioni pubbliche fanno quello che si chiama il presidio dei beni comuni: con l’appoggio delle amministrazioni pubbliche e delle scuole, si decide di rendere i cittadini partecipi della comunità, incontrandoli, facendo attività con loro e invogliandoli a prendersi cura di questi posti, che rinascono. I cittadini, sentendosi supportati, prendono coraggio e decidono di intervenire e denunciare. Un territorio controllato, permette anche ai ragazzi di vivere in tranquillità e alle famiglie di non aver paura di far uscire di casa i loro figli».
«I responsabili di simili gesti – continua – non sono ragazzi degeneri che imparano la violenza dai cellulari, ma sono essi stessi vittime perché abbandonati a loro stessi, non hanno posti dove andare, non hanno attività sportiva da fare liberamente, mostre da guardare. Ascoltandoli, si riuscirà a recuperare la loro fiducia. E così saranno gli stessi ragazzi a trascinare i loro compagni in queste attività».
Non è certo la prima aggressione compiuta da giovani e giovanissimi. Già nei primi giorni di agosto, sempre a Bitonto, un ragazzo di appena dodici anni fu picchiato da coetanei in pieno centro cittadino. La sua unica colpa fu l’aver dato uno sguardo di troppo, neanche da vicino, ad una bicicletta elettrica, indispettendo così i gelosissimi proprietari. Un’aggressione brutale ed insensata che si fermò solamente quando la vittima riuscì a divincolarsi, per rifugiarsi in un negozio in zona.
Dell’importanza di lavorare sulla prevenzione di comportamenti negativi parla don Marino Cutrone, parroco della Concattedrale di Bitonto: «Prevenire è sempre meglio che condannare ad evento compiuto. Le varie agenzie educative (famiglia, scuola, associazioni, parrocchie) devono lavorare tanto per fornire ai ragazzi validi modelli comportamentali alternativi. Ma il vero problema è che non sempre i ragazzi sono disposti ad accogliere quanto viene proposto. Non sempre i ragazzi rispondono. Dobbiamo chiederci, quindi, cosa vogliono, di cosa hanno bisogno. Spesso i ragazzi preferiscono chiudersi in sé stessi, piuttosto che partecipare ad iniziative varie. Ecco perché spesso c’è bisogno di un grande sforzo per comprendere problematiche che variano da persona a persona».
Sul fenomeno interviene anche l’assessora Silvia Altamura, sottolineando tutto quel che il Comune di Bitonto già fa per porre un argine ai fenomeni criminali che coinvolgono i più giovani: «La notizia dell’episodio di violenza ci preoccupa molto e ci interroga su come intervenire ulteriormente per la prevenzione del fenomeno della devianza minorile e giovanile. Il Comune di Bitonto ha una fitta rete di servizi e progetti dedicati al contenimento e contrasto delle situazioni di disagio familiare, che spesso sono alla base di certi comportamenti. Più di 300 minori sono inseriti in servizi a ciclo diurno come i centri socioeducativi e polivalenti, oltre che seguiti con il progetto dello Scrigno dei Talenti. Dall’anno scorso, abbiamo ampliato l’orario di apertura dei centri diurni fino alle 21, con lo scopo di potenziare la permanenza dei ragazzi più vulnerabili nel contesto protetto».
Ulteriori attività di coinvolgimento, aggiunge Altamura, sono state portate avanti con i progetti di potenziamento dell’offerta educativa “Risorse per crescere” 2022 e 2023 e con le coprogettazioni dedicate alle aree target “In.con.tra” e “In.centro”: «Tuttavia, siamo consapevoli che l’unica risposta possibile è un’azione coordinata da parte delle istituzioni, della società e delle famiglie, unitamente ad una trasformazione culturale della comunità tutta fondata sul superamento di atteggiamenti competitivi e autoreferenziali, per creare una cultura che valorizzi la collaborazione, il dialogo e la non violenza».
Per l’assessora, la comunicazione ha un ruolo fondamentale per intervenire positivamente su questo fenomeno: «Bisogna incoraggiare i giovani a comunicare i loro sentimenti e a parlare di eventuali problemi che potrebbero essersi verificati a scuola o tra amici, insegnare loro a risolvere pacificamente i conflitti e trovare risoluzioni a problemi sono certamente azioni da inserire tra le attività quotidiane a diversi livelli. Anche con questo obiettivo, abbiamo avviato la sperimentazione di servizi di mediazione familiare e di presa in carico educativa con il programma nazionale P.I.P.P.I. Noi continueremo ad offrire nuovi spazi e servizi a supporto delle famiglie e dei giovani, anche attraverso la creazione di un centro per le famiglie e di interventi diffusi e capillari di educativa di strada e resteremo in costante ascolto del territorio e delle esigenze che esprime, per costruire insieme risposte sempre più efficaci».