Francesco
Robles aveva conosciuto la Confederazione Duosiciliana in circostanze del tutto
casuali. Si era appassionato alle storie dei briganti dopo la morte del figlio
diciottenne e alle scorse amministrative di Bitonto si era candidato come
consigliere comunale.
Ma
spesso il destino si accanisce contro le stesse persone e chiede loro di
pagare un conto salatissimo.
Subito
dopo la chiusura della campagna elettorale, infatti, Francesco è rimasto
vittima di un incidente sul lavoro. Un grosso sasso lo ha colpito alla testa,
mentre era alla guida di una decespugliatrice.
Così,
a un anno di distanza dal tragico evento, lo ricordiamo con un’intervista diFranco Romano, rappresentante del movimento Duosiciliano.
In
che modo Francesco aveva scoperto di essere un “brigante”?
Franco
era “brigante” dentro e non lo sapeva. Lo racconta tutta la sua vita. Era
sempre pronto a intervenire dove vedeva un’ingiustizia, ma si mostrava allo
stesso tempo equilibrato e disposto a ragionare sui fatti. Non aveva
frequentato molto la scuola ma era stata la vita a fargli scuola e la sua
spiccata intelligenza faceva di lui un leader. Tant’è che aveva organizzato da
solo la partecipazione della Confederazione Duosiciliana alla competizione
elettorale per le amministrative di Bitonto, non disdegnando pareri e consigli
che egli stesso chiedeva. Proprio un caposcuola.
Come
è avvenuto l’incontro con la Confederazione Duosiciliana?
Probabilmente
Francesco ha solo incontrato le persone giuste nel momento più opportuno e nel
luogo adatto. All’inizio si era appassionato, può sembrare strano, a quello che
è stato tramandato come il brindisi che i briganti erano soliti fare: ”
aiz’ aiz’ aiz’…..acal’ acal’ acal’…..accost’ accost’ accost’…a salut’a
nost’ “, cioè “Alza alza alza, cala cala cala, accosta accosta accosta,
alla salute nostra”. Eravamo a cena tutti insieme e in luogo sperduto delle
campagne bitontine. È stato allora che ha chiesto di far parte dei briganti e
gli è stata consegnata la coccarda rossa che, da quel momento, ha fatto parte
del suo abbigliamento.
C’è
un aneddoto curioso che vi piace narrare per ricordarlo?
C’è
un fatto che abbiamo scoperto dopo la sua morte. Francesco raccontava alla
famiglia che questa esperienza con la Confederazione Duosiciliana lo stava
aiutando a tornare a vivere dopo la perdita del figlio diciottenne.
Profondamente innamorato della sua terra, aveva trovato in quell’impegno
politico una via per uscire dal buio e dallo sconforto.
Un
poeta inglese scrive: “Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo
all’umanità”. Che cosa vi manca di Francesco?
Di
Francesco ci manca tutto. Abbiamo voluto omaggiarlo dedicandogli la sede
bitontina della Confederazione Duosiciliana; ma lo ricorderemo soprattutto
intensificando il nostro lavoro a difesa della terra che calpestiamo. Lui amava
ripetere: “Se non ci muoviamo, questi ci mangeranno vivi”. Nel suo nome, noi
non ci faremo mangiare vivi”.