È notizia di questi giorni che è finalmente online il sito
del Centro di Documentazione del Sac Nord Barese Ofantino, con un ampio corredo
di ipertesti e materiali direttamente consultabili dal web. Da appassionato di
musica (e di musica locale in particolare), non potevo non dare un’occhiata a
questo lavoro a prima vista encomiabile.
Mi registro con estrema facilità alla pagina – operazione
necessaria per aver accesso ai documenti caricati –, procedo a sfogliare le
categorie di ipertesti che più mi interessano e… orrore! Sotto la dicitura musica
bandistica trovo il nome di Tommaso Traetta! Se la memoria non mi inganna
di musica bandistica il più celebre compositore bitontino non ne ha composta
affatto. Ed infatti trovo musica orchestrale e vocale che di bandistico non ha
proprio niente! La catalogazione inoltre è stata eseguita in modo molto
approssimativo con frequenti ripetizioni, errori di battitura, imprecisioni. La
descrizione di un bene, o improvvido catalogatore, è altra cosa rispetto alla
trama dell’opera o alle circostanze di composizione e/o di esecuzione: il bene
è cartaceo o digitale? Quali sono le dimensioni? Quante pagine sono presenti? È
un pezzo singolo o parte di una raccolta? Che c’entra la riforma del melodramma
in tutto questo?
Comprendo la necessità di compiere essenzialmente un lavoro
divulgativo e non scientifico (di conseguenza è stata fotografata solo la prima
pagina di ogni partitura) ma andrebbe almeno specificato che nella nostra città
non c’è nessun manoscritto di Traetta: il compositore abbandonò Bitonto in
tenera età e ci è ritornato di rado e malvolentieri, non lasciando nessuna
delle sue opere in originale. Tutto ciò che oggi abbiamo sono copie fatte a
partire dagli anni ’80-’90, in concomitanza con gli sforzi dell’associazione
“Tommaso Traetta”, in quella che si può definire a pieno titolo una Traetta
Reinassance. A sfogliare questo sito, invece, pare sia tutto originale,
anche presunte opere per organo (in realtà anonime) rinvenute, trascritte ed
attribuite al nostro da Jolando Scarpa. Parimenti maltrattati sono stati gli
altri compositori presenti, in primis Carelli, che nonostante sia famoso per le
sue marce funebri e l’annessa produzione bandistica, ha scritto molto ma molto
altro, soprattutto repertorio sacro.
L’incuria però con cui questo lavoro è stato perpetrato non
è scusabile (ci sono soldi pubblici in mezzo, no?) e mi cagiona personalmente
tantissima amarezza. Pur non essendone specificata la collocazione, immagino
che la maggior parte delle partiture provenga dal fondo musicale dell’Archivio
Diocesano e da quello della Biblioteca Comunale. Quest’ultimo è lo stesso fondo
che io, da solo ed a titolo gratuito, ho catalogato con una certa meticolosità
l’estate scorsa. Non l’ho fatto naturalmente per ottenere visibilità o
ringraziamenti – ad oggi il mio lavoro non
ha ricevuto riscontro alcuno dall’amministrazione, o tempora o mores… –
ma l’ho inteso come base essenziale (ed ovviamente migliorabile!) per studi
successivi, un ultimo atto d’amore per la mia città prima di trasferirmi
all’estero.
La domanda che mi pongo è ora: a chi serve questa raccolta
di fotografie e scarne informazioni? Allo studioso sicuramente no. Come si può
fare ricerca senza conoscere la collocazione esatta del materiale o con la sola
fotografia della prima pagina?
Può servire all’appassionato? Neanche, oserei dire.
Nonostante il carattere squisitamente divulgativo, la raccolta non è
assolutamente esaustiva di tutto il patrimonio presente nei suddetti fondi
musicali e spesso fornisce informazioni inesatte o incomplete. L’appassionato
che ci si avvicini ha effettivamente molto poco da apprendere a parte
l’effettiva esistenza del materiale a Bitonto.
Ma allora a chi serve tutta questa musica? Io non so dare
una risposta. Ad oggi mi sembra tutto un oggetto misterioso, mirabile visu,
ma senza un’utilità specifica, un po’ come quando in città arriva un illustre
professor sconosciuto, dal nome altisonante e di presunta grande fama, del
quale però nessuno sa dir niente a parte dichiararsi onorati della sua
presenza. Quando smetteranno le montagne di partorire topolini?