“A do stonn r solt?”.
La domanda, orrenda e
perentoria, nella sua ruvida chiarezza è inequivocabile.
E non lascia spazio a
libere interpretazioni circa inflessioni vernacolari e dintorni.
Non c’è bisogno di interpellare
qualche luminare dell’Accademia della Crusca per farne una perizia.
Il dialetto
è quello nostro.
Ed è la frase che è stata urlata da uno dei quattro uomini (?) che, ieri pomeriggio, hanno assaltato il bar in via Ammiraglio Vacca.
Dunque, dubbi
zero.
Sono nostri concittadini, magari indegni, ma sempre concittadini sono. Presumibilmente, sono coloro
che stanno mettendo a ferro e fuoco la nostra città con efferate rapine
quotidiane.
Perché, se qualcuno ancora non se n’è accorto, qui la media sta
salendo vertiginosamente, in nulla facendo sfigurare Bitonto dinanzi alle
terribili statistiche dei paesi della camorra o della mafia.
Ora basta. Davvero.
Perché in una settimana abbiamo guardato dentro gli occhi le vittime di questi
episodi criminosi.
Uomini smarriti e distrutti.
Donne terrorizzate e sgomente.
Anziani
impauriti e soli.
E tutto questo per colpa di chi?
Di quattro ragazzi che impugnano pistole
con incosciente facilità per rubare poche centinaia di euro.
Che, è necessario
rimarcare qui, spesso sono il frutto di una giornata di lavoro fatta di
sacrifici e turni massacranti, che una irruzione vandalica, quattro urla e
qualche minaccia possono vanificare.
Ma ci rendiamo conto di dove stiamo
andando a finire?
È ora di mettere fine a questa china irreversibile.
Basta.
Non ci interessano, in questo momento, elucubrazioni dotte circa guerre fra clan e incroci tra famiglie, i luoghi dello spaccio e le sventagliate di mitra, le pene irrisorie e la giustizia ingiusta che li rimette in libertà in un battibaleno.
Avast!
Questi quattro vili malviventi sono
di Bitonto.
Ripetiamo, sono di Bitonto.
Ora, andateli a prendere. Punto.