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Home » Troppi incendi sospetti nelle nostre campagne: “Rischiamo di diventare la nuova Terra dei fuochi”

Troppi incendi sospetti nelle nostre campagne: “Rischiamo di diventare la nuova Terra dei fuochi”

La pesante denuncia è dell'associazione E.R.A. Murgiae: "Buona la collaborazione con le forze dell'ordine, ma qui abbiamo tutti le mani legate"

Mario Sicolo by Mario Sicolo
2 Luglio 2021
in Cronaca
Troppi incendi sospetti nelle nostre campagne: “Rischiamo di diventare la nuova Terra dei fuochi”
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Due giorni fa, l’ultimo incendio nelle campagne circostanti la città di Bitonto. L’ennesimo. E la scena è sempre la stessa: rifiuti d’ogni sorta – dai laterizi alle carcasse di elettrodomestici, passando per mobilia varia – abbandonati, pneumatici accatastati, sterpaglie incolte, che d’improvviso prendono fuoco. Lama Balice la zona più colpita, ma non solo. Pure i terreni sulla Strada poligonale e sulla via Vecchia di Molfetta. La polizia locale e i vigili del fuoco intervengono provvidenziali, qualche giorno fa allertati addirittura da alcuni ragazzini in bici. Mentre le forze dell’ordine indagano per chiarire l’origine, se dolosa oppure no, i volontari dell’associazione E.R.A. Murgiae si battono quotidianamente affinché non si abbassi la guardia dinanzi ad un presunto reato sempre più pericoloso: “Il fenomeno dei roghi nella nostra terra è storia vecchia – attacca il presidente del sodalizio, Fabio Fornelli -. Nei tempi passati, aveva un’accezione positiva, lo si usava per la produzione di ceneri, che venivano poi reimpiegati in vari usi, dai fertilizzanti nelle stesse campagne, fino all’uso domestico come sbiancante o addirittura insetticida naturale. Prima appunto, quando la presenza dell’uomo nelle campagne era costante, non vi erano terreni incolti e la cura del fondo (sorveglianza e pulizia) era sacrosanta. La campagna era la vita. Per cui godeva di tutte le attenzioni. Oggi invece, molti fondi sono stati abbandonati e abbonda l’incuria. Questi due fattori, unitamente al fenomeno della sovrapproduzione, e smaltimento, quindi, di rifiuti speciali di ogni tipo e provenienza, sono in mix letale. Per usare un termine appropriato, sono fiamme libere vicino taniche di benzina”. “Come associazione di tutela ambientale – prosegue il radioamatore- ci siamo costituiti appunto per provare a dare il nostro contributo. Siamo tutti tecnici ed esperti, provenienti da organizzazioni di protezione civile e ambientaliste. Ci siamo subito strutturati per il monitoraggio ambientale. In soli tre mesi di attività, abbiamo depositato alle autorità competenti quattordici esposti, di cui dodici di violazione delle leggi in materia di smaltimento e/o abbandono di rifiuti speciali. Di questi, a ben due siamo riusciti a dare dei nomi e cognomi. Ovviamente, al momento, il nostro compito è quello di trasferire tutto alle autorità competenti, carabinieri forestali o polizia locale, con la quale si è creata un’intesa. Tuttavia, le mani restano legate a tutti. Le autorità, specie le locali, seppur attente ai fenomeni in questione, hanno numero ridotto di agenti per seguire tutto ciò che avviene in uno dei territori più grandi ed estesi della Puglia, quello murgiano appunto, che nello specifico di Bitonto, supera i 40km lineari, dalla marina fino all’alta murgia, con ben due parchi protetti al suo interno (il regionale di Lama Balice e il Parco Nazionale dell’alta Murgia). Noi, dal canto nostro, senza almeno un decreto sindacale, più che depositare denunce, verbali, girare (a spese nostre) e coadiuvare anche i vigili del fuoco nella gestione e individuazione incendi, non possiamo. Il paradosso legislativo italiano italiano ci farebbe passare dalla parte del torto. Ergo, diventeremmo dei fuorilegge”. “Sì, forse siamo la nuova terra dei fuochi. Non abbiamo un’eco mediatica ma, così, a naso, abbiamo di gran lunga superato il casertano. In un intervento, con conseguente denuncia a seguito di nostre indagini, abbiamo constatato che il protocollo di azione è lo stesso. Molti -e tra i molti inserisco con amarezza anche i bitontini- recuperano rifiuti dai paesi limitrofi per venirli a “smaltire” in casa. Per caratteristiche del territorio (estensione, lame, vie di accesso, innumerevoli tratturi o antiche…) ma soprattutto per la mancanza di sorveglianza. Dicevo il territorio è immenso e non organizzato con presidi di monitoraggio. A malapena abbiamo un presidio di Antincendio Boschivo a ridosso dell’aeroporto e uno quasi al confine con Altamura, Zona Campo dei Missili. In mezzo, un mare di aree più o meno monitorabili. Per questo, ci siamo dati un’organizzazione volontaristica ma ben strutturata. Ci siamo confrontati con colleghi campani e calabresi, il vantaggio di far parte di una sigla come E.R.A. avere un riconoscimento da parte del Ministero dell’Ambiente,  avere un ramo che si occupa esclusivamente di ambiente è appunto questo: scambiarsi prassi e modi di intervento. Personalmente, siamo dotati di strumenti di radiocontrollo e tra i soci, oltre a operatori radio riconosciuti dal ministero delle telecomunicazioni, abbiamo anche operatori drone con patentino ENAC anche che li autorizza all’operatività in situazioni di emergenza, oltre a un parco droni e tecnologie che vanno dai sistemi di radiomonitoraggio alle fototrappole. Più che offrire tutto questo non possiamo. Ci serve solo l’autorizzazione e il riconoscimento istituzionale ad “essere” sul territorio, più di quello che già facciamo.  Non siamo la soluzione, ma potremmo essere -come lo è stato per i colleghi di Campania e Calabria- un ottimo deterrente, un occhio che coadiuva la nostra polizia locale, che ribadisco, anche nell’antincendio col suo mezzo preposto è stata salvifica, il braccio che aiuta i vigili del fuoco, fosse solo per guidarli in luoghi sperduti e spesso irraggiungibili. Questo vogliamo essere noi, volontari di E.R.A. Murgiæ”, conclude con una punta di tristezza Fornelli.

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