«Stiamo lavorando per cementare nel nome di Traetta, genio musicale del ‘700 sino a qualche anno fa non adeguatamente valorizzato da noi bitontini, una serie di collaborazioni e proposte in grado di portare in giro per il mondo anche il nome della città di Bitonto e della terra di Puglia. Speriamo di chiudere presto un accordo a tre tra Bitonto, Venezia e Tokyo, per una coproduzione del Miserere di Traetta a marzo 2016 nella città lagunare, dove il musicista morì al termine di una vita artistica che lo portò in giro per le corti di tutta Europa. Sempre nella primavera del 2016 potrebbe toccare alla Germania, dove potrebbe approdare la realizzazione dello Stabat Mater».
Con queste parole, l’assessore Rocco Rino Mangini ha annunciato, durante la conferenza stampa di presentazione del Traetta Opera Festival, la volontà di avviare alcune iniziative volte al partenariato nel nome di Tommaso Traetta.
Ma è davvero possibile promuovere la città e sviluppare il turismo grazie al musicista bitontino?
Lo abbiamo chiesto a Domenico Danza, compositore di musica corale, socio del Centro Studi “Tommaso Traetta”, bitontino ma residente a Milano, che nell’ottobre 2013 è stato invitato a San Pietroburgo, in occasione del 250esimo anniversario della fondazione della Cappella Glinka, uno dei più prestigiosi teatri della città, il secondo, dopo il Teatro Mariinsky, e del 31esimo Festival Nazionale delle Assemblee Corali Nevsky. Due concerti, il primo nella suddetta cappella, il secondo nella sala Glazunov del Conservatorio, in cui il concittadino fu chiamato ad assistere all’esecuzione di alcuni tra i più celebri brani di Traetta, oltre che di alcune delle proprie opere, composte dopo aver appreso da autodidatta attraverso lo studio dei grandi classici. A dirigere, il professor Stanislav Legkov, direttore artistico del Conservatorio, e il maestro Fabio Pirola.
La città russa ha un forte legame con il musicista. Qui, infatti, lavorò come musicista di corte per sette anni e compose uno dei suoi capolavori, l’Antigone.
«Sono convinto che sia possibile creare collaborazioni con le città dove Traetta ha vissuto e lavorato – sostiene Danza – Era questo lo scopo della nostra partecipazione al concerto di San Pietroburgo: promuovere iniziative di partenariato, per stimolare il turismo, all’insegna della cultura e della gastronomia. Conservatorio e consolato scrissero al Comune di Bitonto, che purtroppo aderì con ritardo e freddezza. Non era presente nessuno del Comune purtroppo a rappresentare Bitonto, a parte me».
Un’ammirazione, quella per Traetta, che ha duplice natura: «Da una parte è di natura tecnica, perchè mi piace la sua musica, ammiro la sua abilità nel comporre, soprattutto con la musica sacra. È stato un innovatore. D’altro canto, condivido con lui anche il mio paese di origine. Sono legato a lui perchè è una delle massime espressioni della cultura del mio paese natìo. E in Russia fu, per me, un grande onore sentir suonare le sue opere».
Ma la figura dell’illustre concittadino è valorizzata come meriterebbe a Bitonto?
«Andrebbe promossa maggiormente – ammette –, anche se l’attività del Centro Studi Tommaso Traetta è ed è stata estremamente encomiabile per la sua attività di ricerca e di ricostruzione dei materiali e delle partiture, nonché delle esecuzioni e registrazioni di molte opere del sommo musicista; come degna di lode l’attività di direzione ed esecuzione del maestro Vito Clemente e della Traetta Opera Festival. Associazioni e istituzioni possono e devono fare di più, perché il personaggio Traetta e sopratutto le sue opere non siano solo patrimonio di un’èlite, ma raggiungano strati più consistenti della popolazione bitontina e non. Sarebbe utile anche interfacciandosi con Regione e ministero degli Esteri regionale, per avviare progetti di partenariato in grado di incentivare il turismo. Anche oltre Bitonto non c’è purtroppo alcuna continuità nella promozione della musica di Traetta. Le sue opere sono state talvolta suonate in importanti appuntamenti musicali in tutta Italia, come al Festival della Valle d’Itria, in Puglia, a Firenze, a Ravenna con la direzione del maestro Riccardo Muti. Ma solitamente si preferisce battere dove c’è una resa più immediata, suonando, dunque, le opere di artisti più conosciuti».