Anche Toti e Tata a sostegno dei lavoratori dell’Om Carrelli.
I due
storici comici pugliesi, al secolo Antonio Stornaiolo ed Emilio Solfrizzi, sono
arrivati ieri tra i manifestanti in presidio permanente, per esprimere la loro
vicinanza agli operai licenziati.
I due attori hanno presenziato accanto ai 223
operai che hanno perso il lavoro, a causa della decisione della multinazionale
Kion di chiudere lo stabilimento di Modugno.
Prima di loro, a manifestare la
propria vicinanza erano intervenuti anche Caparezza e i due comici baresi Dante
Marmone e Tiziana Schiavarelli.
Gli operai, tra cui molti sono i bitontini, sono in presidio ormai da diverso
tempo. Circa due anni, come ricordano alcuni di essi.
“La situazione è tragica. Stabile, ma tragica. Fino a poco tempo fa dallo
stabilimento uscivano i tir. Da un po’ di tempo neanche quelli. Tutto tace. Il nostro
futuro è incerto. Siamo in attesa di non sappiamo cosa – rivela amareggiato
un operaio ai nostri taccuini – Apprezziamo molto la solidarietà espressa da
Solfrizzi e Stornaiolo e dai personaggi famosi che si sono avvicinati. E
apprezziamo anche che Solfrizzi sia arrivato apposta da Roma. Ma desidereremmo
anche maggior vicinanza da parte di istituzioni e classe politica”.
Non nascondono disillusione e sconforto i lavoratori, che hanno visto tanti
politici far loro visita in periodo elettorale, per poi sparire senza dar
notizia di alcun impegno in loro favore: “Sono spariti da quando abbiamo
ottenuto la cassa integrazione, che è un nostro diritto. Si affacciano solo
durante le elezioni. Dopo di che, cala il silenzio. Tanto, in Italia,
l’importante è che si parli solo di Berlusconi. Anche Vendola su di noi ha
fatto ben due campagne elettorali”.
Forte è la rabbia dei presidianti verso coloro che “vengono, sfruttano e poi
se ne vanno altrove”.
“Per tutte le volte in cui siamo stati presi in giro, per tutte le
bastardate subite, siamo stati fin troppo calmi” continuano, riportando un
nutrito elenco di aziende che si sono proposte di rilevare lo stabilimento
industriale, salvo poi fare marcia indietro: “Abbiamo anche visto i
vigilanti fare cose che, normalmente non sono di loro competenza, tra cui
rompere catene e lucchetti, non di loro proprietà, apposti per protesta ai
cancelli”.
“Alcuni di noi sarebbero stati anche disposti ad andare a lavorare negli
stabilimenti in Germania, Cina e Sud Africa. Ma dall’azienda nessuna novità,
nessuna concessione” proseguono, rivelando l’intenzione di organizzare
sit-in insieme ai lavoratori licenziati delle altre realtà vicine: “L’unica
cosa che possiamo fare è continuare a manifestare fino a giugno, quando scadrà
la cassa integrazione”.