In occasione del progetto che ha visto coinvolti la
scuola media “G.Carducci” dell’Aquila e l’I.c. “N.Fornelli” di Bitonto nello
spettacolo “Prove di volo… adotta un’aquila”, abbiamo intervistato il vicesindaco della città abruzzese, Roberto Riga, e la
professoressa Roberta Magnante Trecco della scuola suddetta.
Cosa
le è parso della nostra città?
«La
città di Bitonto è una meraviglia. Ha delle caratteristiche molto particolari,
accoglie i turisti molto bene. Ho avuto la sensazione di essere in una città
antica, di percorrere delle meravigliose vie del centro che noi – ahimè – non
possiamo più vivere come una volta – con un solco di
tristezza ha cominciato a raccontare il vice sindaco Riga-.
L’industria
del turismo è potenzialmente alta in questa città, abbiamo apprezzato molto
soprattutto la cordialità e la gentilezza che l’Amministrazione bitontina ci hanno riservato.
Cosa
significa essere un amministratore di una città davvero da ricostruire non solo
metaforicamente, ma anche e soprattutto materialmente?
La
ricostruzione produttiva non è semplice. Stiamo partendo da quella delle agorà,
dei teatri dove i giovani possano radunarsi. Abbiamo ricevuto importanti donazioni
da tutto il popolo italiano, abbiamo avuto una grande attenzione per una città
che ha vissuto un dramma vero e proprio sotto ogni punto di vista.
È
stato bello trovare anche in un paese come Bitonto la solidarietà,
– con gioia continua Riga – sono poi innamorato del vostro territorio e
della cortesia che vi contraddistingue.
Le
difficoltà più grandi?
Ci
sono delle difficoltà oggettive. Non è tutto risolto e stiamo dando attenzione
alle piccole e medie imprese.
Stiamo
cercando di riportare l’Aquila ai vecchi albori. Ricostruendo rispettando
l’ambiente soprattutto facendo tornare il centro storico a vivere con le
passeggiate dei giovani e soprattutto degli studenti universitari visto che
negli ultimi tempi i centri commerciali hanno ci hanno allontanato.
A
settembre 2009 abbiamo tenuto a riaprire le scuole proprio per non fermare il
paese, la cultura».
Professoressa,
come è cominciata questa avventura con la maestra Mariangela Ruggiero?
«Ho
scritto un libro “Flos – latino da favola” per le scuole elementari ed è di lì
che è partita una vera e propria storia d’amore con Mariangela, una
corrispondenza epistolare, di chat continua e vorticosa.
La
chiave della vita è l’autenticità e Mariangela è etimologicamente autentica: è
una valanga d’amore in piena».
Porgo
la stessa domanda che ho fatto al vice sindaco: cosa ne pensa della nostra
Bitonto?
È
una meraviglia storica, architettonica ma quello che stupisce di più è
l’accoglienza che ci avete riservato. Da noi sarà la montagna, saranno le
calamità naturali ma non si è così calorosi. Bitonto rispecchia precisamente
l’idea che si ha delle persone del Sud».
Cosa
significa essere insegnante di bambini, ragazzi che hanno vissuto una tale
realtà?
«Ricostruire
i loro cuori è difficile. Si fanno diversi “sconti”: si è più indulgenti,
comprendiamo i motivi delle loro marachelle.
Nei
loro volti si vede il solco della tristezza di chi sa che torna a casa, sì, ma
non sarà mai la propria casa, quella che fino a qualche anno fa gli
apparteneva».
Gli
aiuti sono stati efficaci?
«All’inizio,
durante lo stato d’emergenza senza dubbio sì. Ma poi sono subentrati gli
interessi politici, lo sciacallaggio, la mafia. Non è per nulla semplice. E poi
c’è l’Emilia, la disoccupazione, l’Ilva, questo paese ha tante ferite ma è
grazie alla gente generosa come voi che spesso si riesce a ritrovare il
sorriso».
Ho visto immagini forti.
Ho ascoltato parole rotte davvero dal dolore.
Ho fatto un tuffo nel mio passato, nella mia infanzia,
nella dolcezza che avvolge i sogni e i voli dei bambini.
Grazie, semplicemente grazie a te (la mia) maestra
Mariangela.
Come tu ricordavi, Don Tonino Bello diceva: “Siamo gabbiani, ma voliamo rimanendo abbracciati“.