La
meditazione riveste, nella spiritualità buddista, un ruolo
importante. Nei templi, infatti, soprattutto in quelli meno
turistici, regna un silenzio che regala al fedele qualche minuto, meglio qualche ora, di quiete, lontano dal caos delle grandi metropoli.
Come
già accennato parlando di Tokyo, sembra quasi che la quiete e il
silenzio respirati nei templi, più che per l’aspetto religioso,
siano importanti perchè consentono a chi vi entra di fuggire, anche
solo per un attimo, dalla frenesia della vita quotidiana. E cosa
favorisce quiete e silenzio più di un’immersione nella natura?
Il
rapporto con la natura è un’altra componente fondamentale della
spiritualità buddista e shintoista. Descrivendo Kyoto e Nara,si è
anche accennato alle vaste aree verdi che circondano i luoghi di
culto, necessari per ottenere quella meditazione che il buddismo zen
persegue.
Ma
per osservare meglio il connubio tra natura e meditazione è utile
fare un salto nel Giappone meno noto, nei suoi paesini sperduti tra
le foreste e le montagne.
Cominciando
da Kyoto, spostandoci più in periferia, degna di essere visitata è
la piccola località di Kurama, posta sull’omonimo monte, frequentata
molto da chi vuol rilassarsi negli onsen,
i bagni termali di cui il Giappone è disseminato, in quanto
arcipelago di origine vulcanica.
Nascosti
tra la fitta vegetazione boschiva sono numerosi i templi e i santuari
che favoriscono pace e tranquillità interiore, tra cui il più
importante è il Kurama-Dera. La località è anche un’ottima meta
per gli amanti del trekking, che troverebbero senza ombra di dubbio
piacevole salire lungo i sentieri tracciati tra gli altissimi alberi
che, con le loro vistose radici che sbucano dal terreno, rendono il
cammino faticoso, ma molto caratteristico.
Più
frequentata dai turisti, è la bellissima città di Nikko, situata a
nord, rispetto a Tokyo. Situata in montagna, Nikko merita una visita
già per lo splendido paesaggio naturale che la circonda, racchiuso
nel Parco nazionale, tra montagne innevate, fiumi, cascate, sorgenti
termali, fitta vegetazione e alberi di ciliegio che, fiorendo in po’
più tardi, consentono anche verso fine aprile di ammirare il
variopinto spettacolo per cui la primavera giapponese è famosa.
Tra
la città e i boschi circostanti, inoltre, numerosi templi e santuari
testimoniano l’importanza storica del paese. Il più importante è il
Nikko Tosho-gu, santuario shintoista eretto come mausoleo di Tokugawa
Ieyasu. Fondatore dello shogunato Tokugawa, l’ultimo shogunato a
governare il Giappone Feudale, fino alla guerra Boshin, conflitto
civile che, nel 1868, restituì il potere all’imperatore. Incise
nella cornice in legno di uno degli edifici del complesso, la
scuderia dei cavalli sacri, sono famose le raffigurazioni delle tre
scimmie sagge, che con le mani coprono rispettivamente le orecchie,
la bocca e gli occhi. La loro posizione invita a non vedere, non
sentire e non parlare del male. Un monito affinchè azioni, pensieri
e parole siano improntati al bene, tuttavia travisato spesso
nell’immaginario occidentale e scambiato per un incitamento
all’omertà mafiosa e all’indifferenza verso il male.
A
suo nipote, Tokugawa Iemitsu, è invece dedicato un altro tempio di
Nikko.
Non
lontano dalla capitale, a circa 50 km in direzione sud-ovest, invece,
vi è la città di Kamakura, incantevole striscia di terra tra
colline e Oceano Pacifico.
Il
monumento più caratteristico di Kamakura è il Grande Buddha,
l’enorme statua in bronzo di Amida Buddha, conservata nel tempio di
Kotoku-in e realizzata nel 1252. Visitabile anche all’interno, la
statua si trovava in un tempio che, nel XV secolo fu distrutto da uno
tsunami. Il Buddha bronzeo resistette e da allora si trova
all’aperto. Con i 13 metri di altezza è la statua di Buddha più
alta dopo quella contenuta nel Todai-ji di Nara.
Da
visitare vi è anche il santuario Tsurugaoka Hachiman, il più
importante della città, con il suo viale d’accesso, lungo 1,8 km,
che arriva fino alla sponda dell’oceano, con i suoi 2 km di sabbia che rendono la meta affollata anche in estate.
Ma,
nascosti tra le verdi colline, vi è un’infinità di bellezze che
incantano il visitatore, tra antiche
sale da tè, abitazioni in stile tradizionale ed edifici
religiosi, come il Tokei-ji, monastero femminile e storico
rifugio per le donne maltrattate dai mariti, o l’Engaku-ji, il più
importante luogo di culto buddista del paese, con le sue statue
scavate nella pietra e l’antica campana in bronzo.
Tornando
a sud, a neanche 15 minuti di traghetto da Hiroshima, vi è poi un
vero e proprio paradiso: Miyajima, conosciuta anche come Itsukushima.
L’isola,
all’interno della Baia di Hiroshima, è sacra per i giapponesi sia
buddisti che shintoisti, tanto che, secondo la tradizione, è
vietato sia nascere che morire. Sono dunque assenti reparti di
maternità e cimiteri. È inoltre vietato abbattere alberi e cacciare
animali, tra cui i numerosi cervi che camminano ovunque indisturbati (attenzione a mappe, giornali e qualsiasi cosa in carta, perchè i cervi potrebbero scambiarli per cibo).
Attrazione
più celebre di Miyajima è il grande tori rosso, il portale del santuario di Itsukushima. Emerge dalle acque del
Mare interno di Seto, così come il santuario, costruito su palafitte. Un
tempo era persino vietato sbarcare sull’isola senza passare
attraverso il tori, che
ha la funzione di purificare i visitatori.
Salendo
lungo le pareti del monte Misen vi è poi il tempio buddista di
Daigan-ji, dedicato alla dea Benzaiten, della fortuna, della
ricchezza e della saggezza. Il complesso è pieno di statue più o
meno grandi di Buddha e si sviluppa in altezza attraverso lunghe
scalinate.
Per
gli amanti del trekking, Miyajima offre anche uno splendido
paesaggio naturalistico. Ci sono, infatti, sentieri che permettono di
salire fino in cima al monte a 500 metri sul mare.
Piccola
nota conclusiva. L’isola è in grado di regalare panorami mozzafiato,
specie al tramonto o all’alba, e sono molti i turisti che scelgono di
pernottare per godersi lo spettacolo.