Da Gianna Sammati, coordinatrice del Comitato per la Legalità -Bitonto, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Nel giorno del lutto cittadino,la commozione profonda per la perdita di una vita innocente e l’indignazione per la consapevolezza che quanto accaduto poteva essere evitato, mi spingono a porre e a pormi domande.
Le famiglie malavitose, causa del grave fatto di sangue che ha irrimediabilmente offeso la nostra comunità, sono note a tutti perchè bitontine e “attive” sul territorio da molti anni. Mi chiedo, perciò, chi ha consentito loro di crescere e pascere a dismisura tanto da pasare dal rango di famiglie malavitose locali di piccolo-medio calibro a CLAN di grosso calibro affiliate ad altri clan di notevole spessore criminale. Davvero questi delinquenti non dovevano sentire sul collo il fiato delle istituzioni con controlli, azioni di disturbo, presidi anche occasionali del territorio, al fine di fare terra bruciata intorno alle loro attività illegali? Possibile che nessuno abbia colto i tanti segnali preoccupanti che erano sotto gli occhi di tutti? Le varie sparatorie tra giovani malavitosi (una delle quali avvenuta davanti al Palazzo di Città in pieno giorno), il “controllo” di alcune strade e quartieri presidiati da “pali” e spacciatori sempre più sfrontati ed arroganti, le numerose spaccate notturne in negozi, cartolibrerie, bar, in zone centralissime, i furti in appartamento e nelle campagne ormai dilaganti, le rapine ai distributori di benzina, non dovevano allertare le istituzioni cui competono la sicurezza e il controllo del territorio?
Questa brutta e grave situazione che stiamo vivendo, ci vede comunque tutti colpevoli sia pure a livelli diversi, perchè spesso mi chiedo se nei partiti, nei movimenti politici, nelle associazioni, c’è un pò di tempo per discutere e, nei limiti del possibile, risolvere i tanti problemi che noi tutti viviamo nel quotidiano.
Mi chiedo, infine, se gli organismi di partecipazione civica come le Consulte, il Forum delle Consulte, l’Osservatorio della Legalità che rappresentano la voce della città, siano ancora utili allo scopo per cui lo Statuto Comunale li ha voluti, visto il loro prolungato silenzio.