Un’azione di accesso alla documentazione e agli atti.
Si arricchisce di un nuovo capitolo la querelle tra il Comune e l’azienda di Giuseppe Cuoccio, alla quale proprio da Palazzo Gentile, qualche mese fa, hanno decise di togliere il servizio per le lampade votive per il cimitero per presunte “gravi inadempienze”.
Un paio di settimane fa, infatti, la giunta cittadina ha dato il via libera a un’azione di accesso agli atti, così come stabilisce la legge n°240 del 1990, e il semaforo verde, di conseguenza, a una istanza “tesa a ottenere tutte le documentazioni necessarie per rilevare il numero dei contratti di fornitura attivi con i privati cittadini, utili al fine di far ottemperare la ditta Cuoccio Giuseppe all’obbligo di corrispondere, al Comune concedente, le somme spettanti in base al capitolato di concessione”.
I fatti/1. L’accusa del Comune. La vicenda scoppia a febbraio (clicca qui per leggere articolo https://bit.ly/2FAz0k9), allorché, con apposita delibera di Giunta, da Palazzo Gentile decidono di risolvere anzitempo, ma dopo ben 34 anni, il contratto con l’azienda di Giuseppe Cuoccio per presunte gravi inadempienze. Dovute da un lato al non rispetto dell’apposito contratto, in modo particolare l’articolo 8, e quindi “la somma di £300 all’anno per ogni lampada perenne funzionante e la somma di £ 3.000 per ogni contratto stipulato per un totale di £ 39.000.000”. Dall’altro al fatto che Cuoccio non avrebbe “consegnato le documentazioni richieste a più riprese dal Servizio dei Lavori pubblici, ritenute indispensabili per la quantificazione del corrispettivo dovuto al Comune in applicazione dell’art. 8 del capitolato allegato al contratto di concessione; ha confermato la richiesta di risarcimento per erogazione di energia elettrica ad utenze cimiteriali sempre denegata dal Comune di Bitonto; ha versato la somma di – € 24.529,79 con bonifico del 15/9/2015 trasmesso con nota del 16/9/2015 e € 19.195,28 con bonifico del 14/7/2017 a fronte di quanto richiesto dal Servizio, pari a € 102.977,73”.
L’azienda in questione, quindi, avrebbe versato nelle casse comunali meno soldi di quello che avrebbe dovuto. E, soprattutto, non ha più alcun diritto a incassare le somme dovute dagli utenti del Servizio (clicca qui per saperne di più https://bit.ly/2IMYRHK).
I fatti/2. La replica dell'(ex) concessionario. La ditta Cuoccio non ci sta e, ovviamente, ha un’altra lettura dei fatti. In una lunga lettera di difesa affidata ai media – eccola qui integralmente https://bit.ly/2IWqX3x -, il suo avvocato, Michele Coletti, ha sottolineato, tra le altre cose, che “contrariamente a quanto si pensa (o meglio a quanto si fa pensare) la Ditta mia assistita si è sempre mossa nel rispetto del contratto in essere e ha sempre significato piena disponibilità a discutere dell’interpretazione e dell’applicazione del medesimo, precisando che (sempre a titolo di cronaca e con il dovuto rispetto per gli accertamenti a farsi) anche la Ditta Cuoccio vanterebbe dei crediti nei confronti del Comune che, solo per spirito conciliativo, a oggi, non ha ancora azionato. Anche per questo ho sempre consigliato e continuerò a consigliare ad entrambe le parti una maggiore prudenza ed una auspicata prevalenza di intenti conciliativi, senza lasciarsi trascinare in comportamenti non costruttivi e sicuramente dannosi per gli utenti”.