La
giornata formativa sulla professione giornalistica, che si è svolta a Matera
martedì 22 ottobre, ha restituito un’immagine sociologica sconcertante. Per la
metà dei 112.000 giornalisti iscritti all’Ordine, INPGI (Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti
Italiani) e CASAGIT (Cassa Autonoma di Assistenza
Integrativa dei Giornalisti Italiani) sono formule vacue
e svuotate di contenuto, ben lontane dall’essere enti di assistenza a favore di quanti svolgono un lavoro dipendente o
autonomo in campo giornalistico.
E va da sé che a eludere la registrazione a
questi organismi sono soprattutto i giovani, dal momento che spesso non
riescono nemmeno a portare a casa un regolare contratto che li tuteli.
“Vi penso continuamente”, ha dichiarato
all’inizio del suo intervento il presidente nazionale dell’INPGI Andrea Camporese, rivolgendosi ai ragazzi
presenti tra il pubblico, “guadagnare tre
euro a pezzo è qualcosa di indegno. Il primo passo da fare, quindi, è riuscire
a inserire all’interno del lavoro contrattualizzato migliaia di ragazzi che
svolgono la professione sfruttati e senza diritti, rapportandoci innanzitutto
con gli editori”.
E
ha continuato il suo intervento, illustrando una novità che potrebbe essere
adottata in futuro e di cui soprattutto i giovani potranno avvalersi
vantaggiosamente, cioè “una
tessera che permetterà a tutti i professionisti d’Europa di svolgere la
professione in ogni paese europeo, per consentire un ulteriore abbattimento
delle frontiere”.
Sempre
sulla necessità di individuare nuove forme di contrattualizzazione, con
l’obiettivo di migliorare la tutela dei
giornalisti, è intervenuto Franco Siddi, Segretario nazionale delle FNSI (Federazione
Nazionale Stampa Italiana).
“A quanti ci accusano di non scendere in
piazza, rispondo che le vere battaglie oggi sono quelle che si conducono
attorno a un tavolo di confronto e non per strada”, ha dichiarato il
Segretario della FNSI.
E ha continuato facendo riferimento a un tavolo con gli
editori che la Federazione sta tenendo in piedi in questi giorni, per “ottenere condizioni più stringenti almeno
negli obblighi”.
“Tutti i pezzi devono essere pagati” ha
affermato a gran voce Siddi, “anche
quelli non pubblicati. Invece, per quanto riguarda i tariffari che vorremmo
stabilire, questi sono stati vietati dalla normativa europea. E allora dobbiamo
puntare ad avere quantomeno dei parametri di equità, da stabilire con gli
editori e che siano compatibili con la realtà”.
In
conclusione, è intervenuto il presidente regionale dell’Assostampa Raffaele Lorusso, il quale ha fatto
riferimento alla necessità di una revisione degli iscritti all’albo da parte
dell’Ordine dei giornalisti. E a tal proposito, una riforma dell’Ordine dei
pubblicisti è già materia scottante di discussione.
“Portare a casa un contratto è il primo
traguardo da raggiungere, perché è da lì che si mette in moto la dinamica
sociale. La giornata di oggi è servita proprio a illustrare il “welfare” di cui
possono godere i giornalisti, che è davvero invidiabile. Ma va da sé che non si
possono ampliare le possibilità a tutta la massa, cioè ai 112.000 iscritti.
Quindi, questa battaglia per la tutela dei giornalisti va condotta di pari
passo con una revisione degli Ordini”.