Una pediatra si è rifiutata di prescrivere degli esami inviati per raccomandata da una coppia di genitori e ha interrotto il rapporto con il loro figlio. È accaduto nella nostra città e la foto della lettera scritta dalla dottoressa è divenuta subito virale su Facebook, scatenando migliaia di reazioni e commenti.
I genitori, con una raccomandata del 6 settembre scorso, avevano avanzato una richiesta di prescrizione “di analisi per conoscere le sensibilità alle varie allergie e intolleranze di nostro figlio, data la presenza di avvenimenti importanti avvenuti in precedenza”. Una richiesta alla quale la pediatra ha risposto picche, sottolineando che «la prescrizione di indagini diagnostiche, da parte di un medico, scaturisce da un’attenta valutazione anamnestica e clinica del caso, secondo scienza e coscienza».
La lista degli esami inviata alla pediatra contemplava numerose e specifiche indagini diagnostiche, probabilmente ricavate da siti no-vax o anti-vaccini, per le quali la coppia chiedeva la prescrizione, quindi l’esenzione dal pagamento. Si tratta di esami che tuttavia la comunità scientifica non ritiene necessari per accertare che un soggetto possa o meno essere vaccinato.
La pediatra ha poi aggiunto nella lettera: «Considerando che la deontologia medica mi impedisce di trascrivere meramente esami proposti da altri, non posso accettare le vostre richieste».
Scorrendo infatti il codice di deontologia medica, ossia l’insieme di norme che regolano l’esercizio della professione, si legge, nella parte relativa al “giuramento professionale”, che qualsiasi dottore giura di “prestare la sua opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza (le stesse parole impiegate dalla dottoressa, ndr) e osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della professione”.
All’articolo 4, intitolato “Libertà e indipendenza della professione” (Capo I, Titolo II: Doveri generali del medico), il codice prescrive: “L’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’indipendenza della professione che costituiscono diritto inalienabile del medico”. E conclude: “Il medico deve operare al fine di salvaguardare l’autonomia professionale e segnalare all’Ordine ogni iniziativa tendente a imporgli comportamenti non conformi alla deontologia professionale”.
Ritornando al codice deontologico, all’articolo 13 (Capo IV, “Accertamenti diagnostici e terapeutici”), intitolato “Prescrizione e trattamento terapeutico”, si legge che “la prescrizione di un accertamento diagnostico e/o di una terapia impegna la diretta responsabilità professionale ed etica del medico e non può che far seguito a una diagnosi circostanziata o, quantomeno, a un fondato sospetto diagnostico”. Inoltre “in nessun caso il medico dovrà accedere a richieste del paziente in contrasto con i principi di scienza e coscienza allo scopo di compiacerlo, sottraendolo alle sperimentate ed efficaci cure disponibili”.
Sulla vicenda è intervenuto il presidente dell’Ordine dei Medici di Bari, Filippo Anelli, che ha commentato: «L’ho sentita (la pediatra, ndr) e credo abbia tutto il diritto di agire come ha fatto perché a prescindere dai contenuti delle divergenze, non va sottovalutato il gesto dei pazienti di inviare addirittura una raccomandata, come a mettere in mora la pediatra». La preoccupazione del presidente è che «le fake news che circolano in rete sul tema dei vaccini possano minare il rapporto di reciproca fiducia tra pazienti e medici, rendendo impossibile il dialogo». ». Infine ha concluso: «La collega ci ha ribadito di avere avuto difficoltà a visitare il piccolo paziente — conferma Anelli — e di non avere voluto prescrivere esami inutili, solo perché chiesti dai genitori»