Bloccato a letto da due mesi, in attesa di fisioterapia, ma nessuno ascolta il grido di aiuto suo e dei suoi cari.
È questa la triste realtà che da ormai 60 giorni vive un nostro concittadino.
Il suo calvario è iniziato a marzo, quando a seguito di una caduta in casa ha riportato tre fratture al femore.
Con il 118 impegnato nell’emergenza Coronavirus, a tendere la mano all’uomo è stata la Polizia di Stato, che ha permesso la sua corsa all’ospedale San Paolo.
Dopo essere stato sottoposto a tampone ed aver accertato la sua negatività al Covid19, è stato trasportato all’ospedale di Corato, dove il 19 marzo è stato operato.
All’intervento, perfettamente riuscito, è seguita poi la visita a domicilio della fisiatra, che ha raccomandato di fare immediatamente riabilitazione. Dopo due mesi, però, non è ancora stato possibile iniziare.
«Ho provato a contattare i centri specializzati e convenzionati di Santo Spirito e Adelfia, ma mi hanno risposto che c’erano già prenotazioni» ci spiega la sua convivente delusa e arrabbiata. Come il chirurgo di Corato, che ha già effettuato più volte le visite di controllo sul paziente e ne ha ribadito l’urgenza.
«Ho provato a chiamare l’ASL ma i numeri sono sempre occupati. Anche insistere con i centri di riabilitazione non ha più senso. Quando per l’ennesima volta li ho contattati e ho spiegato che sono passati ormai 60 giorni, mi hanno persino risposto: “Anche noi non prendiamo la cassa integrazione da mesi”».
«Sono disperata – continua –. Il mio compagno continua ad essere immobilizzato e a prendere le pillole per la circolazione del sangue, al fine di scongiurare il rischio trombosi. Sto cercando di farlo muovere e farlo camminare, ma io non sono fisioterapista. Temo di poter compromettere ancora di più la sua condizione».