La prova
irrefutabile la riscontriamo in un prezioso documento dell’illustre medico
bitontino Giovanni Carelli che nel 1846 trovò, nei pressi di Bitonto, sulla via
che porta a Palese, alla profondità di palmi 22 (6 metri), uno scheletro umano pietrificato
”entro strati di tufo calcareo, senza alcun vestigio di sepolcro italo-greco
e parve piuttosto sommerso che seppellito da mano d’uomo”.
Lo studioso,
osservando questo reperto, giungeva alle seguenti conclusioni: Le ossa
appartenevano ad uomo vissuto in un’epoca anteriore ai tempi storici; la roccia
calcarea soprastante e sottostante, essendo di formazione stratosa, compatta, durissima, fu perciò deposta prima dei
tempi storici e consolidata per forze chimiche, e non per semplice meccanica
aggregazione…; l’epoca dell’affondamento delle ossa è anteriore alla formazione
della roccia soprastante…; alla profondità dove fu trovata l’argilla una volta
doveva essere mare.
Sulle Murge, nei
dintorni di Bitonto, nelle caverne, accanto a scheletri umani, furono trovate
parecchie armi di pietra silicea, coltellini a tre spigoli, ed alcuni adunchi
col semplice taglio e dorso, i quali dimostrano chiaramente l’esistenza in
questi luoghi di una civiltà, di cui ogni memoria è andata dispersa, ma che
indubbiamente affermano che un popolo abitò il territorio di Bitonto nell’età
paleolitica (Nicola Brandi: Per l’Antichissima Bitonto, fascicolo
primo).
Fin dai tempi
remoti l’uomo ha cercato di prolungare la sua esperienza terrena o di lasciare
un segno tangibile della sua esistenza con la costruzione di monumenti
sepolcrali, la cui importanza dipendeva direttamente dal rango sociale e dalla
disponibilità economica del defunto.
Sia le maestose
piramidi dei Faraoni d’Egitto che le umili fosse comuni degli schiavi hanno
gelosamente custodito i resti dei nostri progenitori e il loro ritrovamento e
il loro studio ci permettono di ricostruire la storia, gli usi, i costumi di
popoli antichissimi.
Anche a Bitonto e
nelle sue immediate vicinanze sono venute alla luce numerose testimonianze di
monumenti funebri.
Sulla provinciale
Giovinazzo-Terlizzi, a poche centinaia di metri dal confine di Bitonto nel 1961
venne scoperto uno dei più grandi monumenti megalitici d Puglia, il Dolmen di
San Silvestro. Il Dolmen appartiene alla serie di monumenti funerari del bacino
del Mediterraneo realizzati con il sistema del trilitismo (tre pietre):
due lastre sono verticali, coperte da un terzo lastrone orizzontale.
L’importanza di
questo Dolmen, orientato verso oriente (ad lucem surgentem), è
costituito dalla sua integrità. Dal tholos, camera circolare, realizzata
con pietrame a secco, si passa al corridoio, dromos, che all’inizio
doveva avere una lunghezza di 10 metri e, infine, nelle celle sepolcrali
sezionate da lastre divisorie.
Una galleria di
tipo dolmenico si trova ai margini della Via Traiana, di fronte alla Villa
Ilderis. Nel 1969 questo monumento fu accertato, dalla storico Antonio
Castellano e dal Soprintendente Prof. Giuseppe Andreassi, sotto il piano di
campagna: enormi lastroni di calcare nostrano posti di taglio creavano uno
spazio rettangolare profondo circa 120 cm e lungo oltre 2 metri, coperto da
lastre più sottili.
Nell’età del Ferro
sono stati ritrovati sulle lande dell’Alta Murgia, tumuli, castellieri,
specchie da parte di archeologici locali: Jatta, Rogadeo, quando le Murge
Ceraso, Pietretagliate e Soluzio erano ancora indenni dallo spietramento che ne
hanno alterato la morfologia. (Nicola Brandi, op. cit.)
Tra il VI e il IV
sec. a.C. può essere datata la costruzione di una cinta muraria bitontina.
Tracce si riscontrano sulle cortine di fondazione delle mura e torri normanne.
Al di fuori di queste mura sono state individuate le necropoli bitontine, i cui
confini non sono ben delimitati. Dallo studio topografico dei rinvenimenti si
può, tuttavia, stabilire l’esistenza delle seguenti necropoli: CENTRO URBANO,
Via Traiana (Contrade Padreterno, Cimitero e Chinisa); VIA MEGRA (S. Teresa e
del Carmine).
Nell’agro bitontino
sono state accertate anche necropoli in località Quarto di Palo, MALNOME a
Palombaio, Torrequadra e Selva della Città.
Il corredo tombale
di queste necropoli è molto ricco ed è presente la ceramica protoitaliota e
apula.
Il materiale
archeologico rinvenuto nelle necropoli di Bitonto si ritiene risalente
nell’arco di tempo compreso tra il VI e il IV sec. a.C.
Le forme riscontrate vanno dall’anfora, al
cratere a colonnette, al vaso flacico.
Sono state
rinvenuti anche una statuetta in bronzo, Ercole Italico ed un elmo corinzio,
ambedue donati al Museo Archeologico di Bari.
Nel soccorpo della
Cattedrale sono state rinvenute tombe risalenti all’età classica (romana)
datate intorno ai primi secoli d.C.
Fra queste vi è la Stele
di Lucanius, quadrumviro del Municipio.
Un mutamento
decisivo si avrà con l’affermarsi del Cristianesimo. I primi cristiani,
infatti, compirono un decisivo passaggio dalla posizione pagana che allontanava
i morti dalla vita, a una nuova cultura della morte, legata inizialmente al
culto per i martiri, per cui, specie a Roma, si ebbe l’estendersi delle
catacombe che fungevano da sepoltura per i cittadini meno abbienti e che
ospitavano alcune tombe di Santi.