Da un lato c’è la proposta di un bene facente parte del patrimonio pubblico messo ai margini e che si voglia valorizzare davvero. Il contenitore, quindi.
Dall’altro, lato, invece, deve esserci il contenuto, e quindi uno o più progetti o idee serie da utilizzare per riempire il bene.
Eccolo, allora, “LUOGHI COMUNI”, una delle ultime iniziative pensate e studiate dalle Politiche giovanili della Regione Puglia e dall’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione (Arti), e a cui anche Bitonto ha risposto presente.
Il bando, allora, in definitiva, finanzia progetti di innovazione sociale delle organizzazioni giovanili pugliesi da realizzare in spazi pubblici, e prevede, quindi, un connubio stretto tra la parte pubblica e quella privata.
Da Palazzo Gentile hanno già fatto il loro lavoro, perché è dei giorni scorsi la notizia che ha superato la propria candidatura come bene da mettere a disposizione per le attività giovanili. Si tratta di uno spazio a pian terreno nel cortile della biblioteca comunale.
Adesso bisogna pensare e passare alla seconda fase. I progetti da presentare per rendere vivibile e utilizzabile questi luoghi. Che devono diventare comuni, per restare in tema.
“Questa parte – sottolinea il vicesindaco Rosa Calò – non è ancora partita, ma molto presumibilmente dovrebbe esserlo già questa settimana. Saranno chiamati a raccolta le organizzazioni giovanili del terzo settore (associazioni, Coop, imprese) pugliesi con direzioni composte di giovani al di sotto dei 35 anni”.
Spulciando il bando, inoltre, si capisce come priorità saranno dati ai progetti di innovazione sociale della durata di 24 mesi – di cui 18 coperti da finanziamento pubblico – che diano risposte ai fabbisogni del territorio. A proposte calibrate sulle peculiarità degli spazi e sugli ambiti di intervento proposti. A servizi di animazione in grado di coinvolgere le comunità e generare nuove relazioni.
A iniziative di importo fino a 40mila euro impostate sulla sostenibilità economico-finanziaria in cui l’organizzazione giovanile compartecipa in termini di messa a disposizione di risorse umane per i sei mesi di progetto non coperti dal finanziamento pubblico.