In occasione della IV edizione dei “Viaggi Letterari nel Borgo”, progetto comunale “Bitonto Città dei Festival”,
è stato presentato dallo scrittore e giornalista molfettese Michele De Virgilio“Qualcosa da perdere”, il nuovo romanzo di Davide Potente.
Presso il Torrione Angioino, lo scorso venerdì,
s’è tenuta una discussione su un tema molto attuale: la precarietà degli studenti universitari, soprattutto fuori sede.
«Solitamente, se si parla di precarietà, si pensa subito al lavoro –ha
puntualizzato lo scrittore Davide
Potente–. Invece, sono andato ben
oltre perché essa intacca più campi. Di questi tempi c’è anche precarietà
sentimentale e morale».
Si vive, appunto, per
“Qualcosa da perdere” come ben sottolinea il titolo del romanzo che con
goliardia, puntualità e concretezza ritrae la vita di un comune ragazzo
universitario fuori sede. Tutti si possono ritrovare nella storia del
protagonista Daniele Massa e dei suoi compagni, sia un suo coetaneo sia un
genitore. La realtà perfettamente descritta è quella bolognese, ma potrebbe
essere qualsiasi altra al lettore più vicina.
«Ho giocato un po’ su questo tono perché
ho voluto trasmettere qualcosa di forte e diverso sul tema. É come se fosse una
festa, precisamente quando c’è qualcuno che stacca la musica e tutti si fermano
e aspettano che qualcuno la faccia ripartire».
«Molti mi hanno detto che costruisco e distruggo.
In realtà, non mi va di essere compiacente nelle aspettative e non sempre si
deve dare al lettore quello che si aspetta. L’editrice Bianciardi mi ha detto proprio questo».
Il romanzo è stato
pubblicato per l’ExCogita in
occasione dello scorso Salone del Libro
di Torino, a cui è giunto grazie al Premio
Calvino 2014“per la brillante
ironia con cui affronta, attraverso tre personaggi, l’odierna realtà del
precariato e dell’inaffidabilità accademica” e definito dallo stesso
comitato di lettura “un manifesto dello scetticismo, sottilmente
disperato, delle nuove generazioni“.
«Non è vero che la nostra generazione non crede più in
qualcosa. Sarebbe bello che ci si interessasse più a se stessi e questo non
vuol dire essere egoisti. Forse a noi manca la capacità di fare gruppo come gli
studenti degli anni ’60. Da soli non si esce da queste situazioni precarie».
Uno degli
scrittori e sceneggiatori – perché il romanzo è stato ideato come fosse un
film- a cui si è ispirato Davide Potente è stato John Fante «per la sua
capacità di essere chiaro e diretto nell’esposizione, ma soprattutto per
l’importanza data all’ordinario». E’ da qui che si parte per cercare di
mantener fertile il giardino dei propri sogni e progetti.
Nell’ordinario
possiamo comprendere che se son di più le cose che hai da perdere, il
sacrificio darà un sapore diverso ai successi. Quando il tuo presidente di Commissione
ti proclamerà dottore, urlerai per la gioia e di certo non ti verranno fuori
parole disilluse. Il futuro è incerto
sempre. Infatti, «non c’è un antidoto alla precarietà in
genere, che può essere, perciò, un vantaggio. Il mio libro non vi darà
risposte, ma vi posso dire che vale la pena fare quel che ci piace e per cui
siam portati».