Natalia carezzava dolcemente quelle sottili, ma enormi “pegatinas”
sulla parete dell’atrio della Biblioteca comunale “Rogadeo”.
Impastava e rendeva ancor più lucida l’immagine di Dio
con della colla, la stessa che si usa per fare la cartapesta: vinavil, acqua e
farina.
Ebbene quella folta chioma rossiccia che vedevamo
muoversi con delicatezza era Natalia
Alejandrina Blanco, artista messicana che ha omaggiato la nostra città di
alcune sue opere.
Ha studiato disegno grafico e differenti ambiti legati
alle arti visive: «Ho cominciato a dipingere
all’età di 12 anni – racconta – e durante più di un decennio ho affinato il
mio stile e la mia ricerca che, però, continua costantemente. Ho visitato
diversi paesi della Puglia come Alberobello, Torre a mare, Ostuni e avete
davvero dei paesaggi splendidi».
Esploratrice, creatrice, pittrice sperimentale, amante
dell’irreale, plasma la realtà in una forma differente per creare
consapevolezza e comunicazione.
Le prime esposizioni risalgono al 2008, da allora ha realizzato
tre mostre personali e partecipato a più di quindici collettive tra Messico,
Italia e Marocco. Ha spesso preso parte ad eventi artistici e culturali di
livello nazionale in diverse città messicane.
Attualmente è coinvolta nel progetto di interscambio
culturale con l’artista italiana Chiara
Scarpone, 24enne di Bologna: entrambe hanno realizzato i loro progetti
grazie al supporto della scuola di pittura “El Zottano”, Saltillo, Messico e
dalla Gallery – Atelier Casa Mexicana, Grumo Appula.
«Il
progetto è attivo dal 2007 – ci racconta la curatrice dell’Atelier -: è cominciato proprio in
concomitanza con il centesimo anniversario dalla nascita di Frida Kahlo. Le
artiste di volta in volta si sono ispirate ad altri artisti e Natalia ha
trovato affinità con Pino Pascali».
La mostra personale “Memoria collettiva Arcanum” di Natalia consiste in dieci opere
chiamate anche “pegatinas”, alcune realizzate in Messico ed il resto in Italia,
risultato di ricerche iniziate due anni fa sul simbolismo nelle varie culture e
la sperimentazione sulle diverse tecniche di murales.
Le “pegatinas” sono dei fogli di carta adesiva decorata
o come in questo caso dipinta con acrilico che misurano 2mx90cm da
applicare a parete.
Il progetto consiste nel creare una galleria urbana
donando le opere a chiunque sia disposto ad adottarle offrendo pareti o
facciate esterne visibili ai passanti.
«L’arte
urbana è un’arte effimera – racconta l’artista Blanco – sempre a contatto con la gente che non ha
tempo per frequentare mostre e gallerie e passeggiando si imbatte nelle opere. Le “pegatinas” verranno via da sole con il passare del tempo: il mio vuol essere un regalo alla comunità».
Conclusa la prima fase all’interno del Torrione Angiono
il 14 novembre scorso, la seconda fase ha avuto inizio nel momento in cui le
opere sono diventate parte integrante della nostra galleria a cielo aperto.
«Le
opere all’interno della Biblioteca sono complementari –
ci spiega -. Ho indagato a lungo sulla
simbologia divina: le immagini rappresentano il mito e la religione nordica,
con tracce di cristianità, da un lato; dall’altro ho indagato un Dio bizantino,
con simboli egizi ed indù. La differenza di posizione geografica è data anche
dall’uso dei colori: sono più freddi quelli usati per il Dio nordico, più caldi
per l’altro».
Un modo per risvegliare la memoria collettiva,
investigando i simboli: «Quello che ho
scoperto nella mia ricerca – conclude l’artista – è che non importa come un Dio venga chiamato, quali simboli o colori
abbia: è uno solo per tutti e dobbiamo riconoscere noi stessi in ciascuna delle
forme in cui lui si manifesta».
Oltre alle opere sopracitate visionabili all’interno
dell’atrio della Biblioteca comunale, le altre due si trovano all’esterno del
pub “Corvo Torvo”.
E poi al Galleria Globalart di Noicattaro, al Gallery – Atelier Casa
Mexicana di Grumo Appula, presso la Cantina Sociale Luca Gentile di Cassano
delle Murge e presso Villa Rosa della Gallerista Rosa Didona di Torre a Mare.