L’uomo che ci vuole parlare è navigato in tutti i sensi.
Nel senso che ha tanta intelligenza della vita in fondo agli occhi e nel senso che, dopo aver conseguito il diploma nautico, appena diciottenne si è imbarcato e di mari ne ha visti veramente tanti.
Dunque, non gli mancano le esperienze che lo hanno segnato. La lunga navigazione, certo, ma pure il rientro sulla terraferma (nostalgia di Itaca?), il lavoro, serio e incessante – una manna dal cielo, specie in tempo di crisi – e persino qualche dolorosa sventura, come dimostra la spina dorsale “rifatta” con chiodi al titanio al posto delle vertebre.
Ma lui non si ferma mai e guarda sempre avanti, come se avesse ognora un porto da raggiungere.
Tuttavia, c’è qualcosa che non sa definire e che proprio non riesce a capire.
Gli sembra tutto insensato. Assurdo. Folle, quasi.
Quattro lustri e passa fa, ha preso a cuore le aiuole dell’atrio delle case popolari.
Prima che, con affetto quasi paterno, ce ne parli lui, siamo noi a meravigliarci di cotanta verde bellezza.
Quegli spazi lussureggianti ci hanno sempre fatto un po’ morire d’invidia, soprattutto ripensando agli alberi che dovrebbero impreziosire la città, alla villa comunale e alla Lama Balice seppellita da rifiuti. Insomma, un pianto assoluto, altro che piante.
Ma non è tutto oro quello che luccica, come spesso accade.
Quei triangoli vividi di smeraldo e variopinti di fiori non stanno bene ad alcuni residenti, che hanno deciso di tagliare, eliminare, far sparire tante di quelle bellezze.
Eppure, da che mondo è mondo, la Natura non ha mai fatto del male all’uomo, almeno quando non è stata duramente provocata.
Ergo, proprio non si riesce a capire il motivo che potrebbe portare all’azzeramento delle aiuole.
Certo, potrebbe essere una questione privata, in fin dei conti.
Però, la domanda che ne scaturisce vale per tutti: perché l’uomo, alcune volte (complemento di tempo approssimato per difetto), arriva ad odiare la Natura per interessi personali?