(di Donato Rossiello, Nico Fano)
Il binomio supporti fiscali e campagne vaccinali sta spingendo i mercati finanziari a proseguire il riassetto verso la prospettiva d’una graduale riapertura delle economie e una significativa ripresa del ciclo economico globale. Nello specifico, l’azionario ha mantenuto un trend positivo, chiudendo il trimestre in rialzo del 4,2% (nonché in prossimità dei massimi storici, seppur con una volatilità abbastanza accentuata). A livello geografico sono apparsi favoriti i listini europei, nonostante i ritardi sul fronte sanitario ed economico rispetto agli USA, a causa di una marcata sovraesposizione dei settori ciclici e value e la relativa carenza di tecnologici e growth. Tra i migliori del trimestre, in particolare, si è distinto il listino italiano.
In ambito obbligazionario i rendimenti dei titoli governativi a medio-lungo termine hanno registrato un incremento generalizzato, marcato soprattutto in quei Paesi progrediti nelle operazioni di contenimento del virus – su tutti gli Stati Uniti (ove si aggiunge l’ampliamento della spesa pubblica con il piano fiscale targato J. Biden); condizioni oltreoceano che hanno quindi favorito un recupero del dollaro e l’aumento del differenziale dei tassi d’interesse a stelle e strisce rispetto al resto del mondo.
Da inizio anno il prezzo del petrolio è salito di oltre il 20%, stabilizzandosi poi nell’ultimo periodo intorno ai 60 dollari al barile.
Come già ribadito, secondo analisti e operatori del settore nei prossimi mesi si assisterà ad una forte accelerazione del ciclo economico globale, già parzialmente in atto nei Paesi più vicini alle riaperture. Il Fondo Monetario Internazionale durante il World Economic Outlook di aprile ha sottolineato quanto (sebbene nel 2020 ci sia stata la contrazione più profonda, repentina ed estesa dal secondo dopoguerra) le ripercussioni sarebbero potute essere persino tre volte più pesanti, se non fosse stato per le eccezionali misure di supporto adottate: gli oltre 16 mila miliardi di dollari di interventi dalle autorità monetarie e governative hanno infatti notevolmente limitato i danni a medio-lungo termine. Ma le esponenziali capacità di adattamento e rinnovamento di famiglie e imprese sono state ulteriori fattori imprescindibili.
In uno scenario del genere il PIL mondiale dovrebbe riuscire a recuperare i livelli pre-Covid più rapidamente di quanto ipotizzato solo fino a qualche mese fa e nonostante un’ancora significativa incertezza sull’evoluzione della pandemia. Restano evidenti le disparità tra aree geografiche e settoriali, tuttavia sono in graduale attenuazione e inizieranno a riassorbirsi progressivamente a partire dal secondo trimestre. Un deciso impulso coinciderà con la “riattivazione” della domanda in tutti gli ambiti, soprattutto in quelle categorie di servizi colpite dalle misure di distanziamento sociale, dopo oltre di un anno di repressione forzata e beneficiando dell’accumulo di un’enorme mole di risparmio. Con l’avvio della stagione estiva, poi, la mobilità internazionale dovrebbe prender quota.