L’ironia è allo stesso tempo un’arma pericolosa ed un balsamo magico: può
colpire lasciando il segno seppur avvolto nel sorriso, ma può anche essere la
panacea che ci aiuta a vivere tra le contraddizioni e le cadute rovinose
di una società talvolta indecifrabile.
Tuttavia, l’ironia rimane segno
chiaro ed inconfutabile d’intelligenza e di anticonformismo, in quanto chi
ha la possiede è prima individuo e poi cittadino. La stessa ironia è una
qualità difficile ed insidiosa, perché per essere recepita e gustata non ha
soltanto bisogno dell’intelligenza di chi la usa o la mette in campo, ma anche
(e direi soprattutto) di chi la riceve o ne è fruitore o bersaglio.
Accanto
all’ironia poi vedo ancora un gradino più su l’autoironia, che non deve essere
mai disgiunta dalla sua sorella minore, in quanto la prima sostanzia e dà
credibilità alla seconda: se non si è capaci di sorridere di se stessi e dei
propri limiti , non lo si può fare per quelli degli altri!
Ora, mi chiedo come
sia possibile sentirsi lesi nella propria dignità di donne e di persona
soltanto perché un intellettuale autoironico ed ironico come Giuliano Ferrara
supporti le sue idee prima con l’autoironia su se stesso e sul suo massiccio
corpo e poi su chi la pensa diversamente da lui.
“Che c’azzecca” avrebbe detto
un personaggio in voga fino a pochi mesi addietro tra i sostenitori della
sinistra!
Ho letto parole piene di amaro e velenoso risentimento verso Giulianone,
proterve dichiarazioni non solo di distinzioni e di differenziazione
dal suo modo di pensare e di essere, fatto normale e peculiare in
democrazia, ma una implicita condanna e demonizzazione del suo pensiero che non
dovrebbero avere cittadinanza nelle menti delle persone.
Io penso che proprio il
provocatorio rossetto sulle labbra e l’auto definirsi “siamo tutti
puttane” siano proprio le armi dell’autoironia e dell’ironia che
aiutano Ferrara a far sentire il suo sdegno per la sentenza
“Ruby” e la sua solidarietà non soltanto nei confronti di Silvio
Berlusconi, ma anche nei confronti di alcune ragazze oramai etichettate
come “puttane”, non solo senza uno straccio di prova, ma anche senza
alcun rispetto della dignità delle stesse.
In fondo, e fatte le dovute proporzioni, in quel grido provocatorio
” ..siamo tutti puttane” risento l’eco della dichiarazione coraggiosa
di J. F. Kennedy “Ich bin ein Berliner” dinanzi al muro di
Berlino, doloroso retaggio della guerra fredda o al sentirsi tutti cittadini di
New York dopo l’attacco alle Twin Towers… (ripeto fatte le dovute e logiche
proporzioni… Ma lo spirito mi pare lo stesso).
Allora, mi chiedo il
perché di quella condanna aprioristica di quel mondo, di quell’atteggiamento
altezzoso e presuntuoso da maestrina con la penna rossa sempre in mano e
pronta non a valutare…
Ma a giudicare e condannare. Mi chiedo chi ha
conferito a questi novelli torquemada il diritto di ergersi a depositari
della morale, di stabilire chi possa rientrare e chi no in intervalli di
decenza e di perbenismo, i cui limiti sono stabiliti (guarda caso!) da loro!
Ahimè da anni accetto con malcelata ironia questo presunto e
autoreferenziale primato morale, intellettuale e civile di alcuni (sempre gli
stessi!!!!). Un primato quasi sempre strabico, se non proprio monoculare che
vede sempre l’immoralità (o meglio la non corrispondenza ai propri canoni),
l’indecenza, la corruzione nella parte avversa.
Mai la capacità di sorridere o
di ironizzare, ancor prima di criticare; mai il tentativo di capire, ancor
prima della condanna aprioristica. Penso e mi sorge il fondato dubbio che tutto
questo derivi da una sorta di razzismo politico, che spesso sfocia in un
razzismo etico -intellettuale. In fondo quante volte ci è capitato di leggere
che il problema in Italia non è Berlusconi, ma i “so called” Berlusconiani.
Tutta quella “sottospecie” di individui che, nonostante il processo
di demolizione e di demonizzazione di un leader politico, continua a votarlo.
Quando un intellettuale, politicamente schierato, come Eugenio
Scalfari, parla di sottospecie umana obnubilata dalle televisioni del Biscione
e formattata sui suoi valori non posso non pensare alla tristemente famosa
categoria degli “untermenschen” di nazista memoria.
Il confronto può
sembrare azzardato ed esagerato, ma ricorre puntuale e noiosamente ripetitivo
negli schemi mentali della sinistra- e ciò che più spaventa in quelli della
base dei suoi militanti, nonostante il governo Letta possa e debba far pensare
al superamento di questi odiosi steccati, oramai cristallizzati nella mutazione
genetica dell’avversario in nemico.
Ecco perché Berlusconi e i suoi
untermenschen sono da eliminare tout court e non da sconfiggere con il voto
democratico.
In questa visione fatta di steccati, triste e cupa, non compare mai il sorriso
o la capacità di ascolto, ma soprattutto mancano completamente “l’ironia e
l’autoironia”!