Rieccomi, cari
lettori.
Oggi, in quest’angolo dedicato ai libri e alla fantasia, mi piacerebbe
staccare la spina dalla nostra realtà e condurvi in un mondo spesso
ignorato o conosciuto superficialmente.
Un mondo fatto di scodinzolii, amore
incondizionato e abbai, nel quale mi ci sono catapultata un anno fa e senza il
quale adesso non riuscirei proprio a vivere.
L’amore
secondo Nula è un
romanzo in cui attraverso gli occhi di Nula (vispa Juck Russel Terrier dal
prestigioso pedigree) si scruta il mondo del perbenismo borghese rappresentato
dai genitori della sua amata amica-padrona Lula.
Chi racconta,
quindi, è la cagnetta e l’originalità del romanzo consiste proprio nel punto di
vista canino con cui il mondo viene osservato, giudicato, vissuto.
Senza
moralismi.
Tutto è filtrato dalle zampe, dagli occhi e dal pensiero della
cagnetta, con risultati che divertono, commuovono, fanno pensare.
Potreste
concludere che sia una banale storiella per bambini con un cane che viene
umanizzato, ma ci tengo a sottolineare che non è affatto così, infatti lo
stesso autore in un’intervista ha dichiarato: “Nula resta un cane, non ho voluto umanizzare l’animale perché è bella proprio la differenza tra noi e le bestie“.
I coniugi Ghedini,
genitori della sedicenne Lula, hanno organizzato un appuntamento amoroso tra
Nula e un maschio Jack Russel solo per vendere i cuccioli e ricavarne un bel
bottino. Al momento buono, vengono alla luce tre cagnolini belli, sani ma non di
razza, che nel giro di pochi giorni, all’insaputa di Nula e della padroncina
sedicenne, vengono abbandonati.
La mamma dei
cuccioli e Lula, entrambe disperate e ignare dell’abbandono dei tre piccolini,
partono alla ricerca in un’avventura che le porterà a scontrarsi con l’indifferenza
di molti e la malvagità di alcuni.
Entrambe, senza mai dividersi, lottano contro
la famiglia, affrontano i primi approcci tra adolescenti, il tradimento e
persino la fecondazione assistita.
Durante la
lettura, non ho potuto fare a meno di vergognarmi dei difetti che noi umani
abbiamo e delle superficialità con la quale viviamo e con la quale “amiamo” la
natura stessa.
Come si può abbandonare
un cane solo perché è meticcio? E’ come se qualcuno si mettesse a
selezionare gli uomini in base a certi criteri estetici.
C’è gente che
parla di cani come se fossero merce: ”Il
mio allevatore me l’ha venduto con la displasia, l’ho pagato 2.000 euro ed è
anche malato, devo cambiarlo…”, preferendo magari un cane di razza
solo per esibirlo come un trofeo in questa società dell’apparenza.
Che tristezza…
Ci sono milioni
di strade piene zeppe di randagi, basterebbe adottarne uno di loro per renderli
felici. A loro non interessa se sei grasso, magro, bello o brutto: loro ti
ameranno per quello che sei perché dietro quegli occhioni da peluche c’è una
sensibilità spesso sottovalutata.
L’autore,
scomparso il 3 marzo 2013, ci ha lasciato questo romanzo autobiografico che al
meglio lo ricorda: un uomo gentile, disponibile, umano, amante della vita e
soprattutto degli animali.
Questo libro mi
ha lasciato la sensazione gradevole di quando faccio un bel sogno.
Lo consiglio a
chi ha un cane, a chi non ce l’ha, a chi vuole provare a vedere la realtà con
occhi diversi, a chi vuole leggere un bel libro con leggerezza, scorrevolezza e
riflessione.
Anche oggi vi
saluto con una citazione, questa volta di David Hume, noto filosofo scozzese:
“Nessuna verità sembra a me più evidente di quella che le bestie sono dotate di pensiero al pari degli uomini”.
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