Il giovanissimo regista bitontino Saverio Cappiello, con il suo “Jointly sleeping in our own beds“, presentato quest’anno al 53° Pesaro Film Festival, ha aperto ieri la seconda edizione di “Arena Rogadeo”, la rassegna curata dall’associazione culturale Just Imagine, in collaborazione con il Comune di Bitonto, il Parco delle Arti e la Federazione Italiana Cineforum.
L’opera, primo lungometraggio del concittadino, è un film che vuol narrare l’amore, la relazione tra un ragazzo e una ragazza attraverso il web, attraverso mezzi che permettono una vicinanza, pur essendo fisicamente lontani.
«È un film sulla magia» spiega Cappiello, intervistato a fine proiezione da Viviana Minervini e Domenico Saracino: «Proprio come per la magia, a cui non si può credere razionalmente, ma si sceglie di credere, nonostante sfugga alle regole della razionalità, nel film io ho scelto di credere in quella relazione, tanto da non percepirla più come un surrogato».
Non si tratta, dunque, di una condanna, una riflessione sulla pericolosità, ma del racconto di come una relazione può nascere, essere creduta tale e svilupparsi attraverso il web e la messaggistica istantanea, attraverso cui i due si raccontano emozioni e paure, condividono esperienze.
«Si dorme meglio se si è insieme» afferma il regista. Anche se la compagnia è solo quella fornita da una webcam che riprende e trasmette su Skype, per tutta la notte, i due amanti che dormono. Già dal titolo, che tradotto significa “dormendo insieme ognuno nel proprio letto”, emerge questo paradosso.
«Anche per questo – ribadisce – questo è un film, non un documentario, in quanto cambia l’idea della realtà, cosa che nel documentario non avviene. Il film tradisce la logica del documentario. Sì è un film che parla della realtà, ma è una realtà soggettiva, a cui io ho deciso di credere. È un’opera di creazione di una realtà» sottolinea il regista, che evidenzia, nella sua opera, anche il rapporto con la sua terra natìà, sottolineando l’esigenza di mantenere il legame. Molte scene sono infatti girate a Bitonto, alcune nella villa paterna.
Le riprese sono girate con webcam e cellulare, perché, come osserva Cappiello, sono due mezzi a cui ci prestiamo volontariamente, davanti ad essi, dunque, non abbiamo la soggezione che si può avere davanti ad una telecamera. I due protagonisti, Saverio e la belga Pauline, non si sono mai incontrati nella realtà durante le riprese e fino alla proiezione del film a Pesaro, rendendo il tutto realistico.
Presente alla proiezione anche un altro regista concittadino, che sarà protagonista, il 31 agosto, del secondo appuntamentodi Arena Rogadeo con l’art-video “S.N. Via senza nome casa senza numero“, girato nella zona della “Contessa”. Si tratta di Cosimo Terlizzi, protagonista di un aneddoto raccontato da Cappiello: «Ero al Pesaro Film Festival, per la presentazione di questo film. Un critico, e come lui anche altri, mi disse che il mio stile ha molto in comune con le opere di Terlizzi. Senza sapere che veniamo entrambi dallo stesso paese e che c’è anche una parentela. Tra l’altro non avevo neanche mai visto un film suo».