Rimandato. Per il momento, a data da destinarsi.
Martedì prossimo, 14 settembre, i 3.500 operatori telefonici impegnati nel Contact Center INPS avrebbero dovuto incrociare le braccia per tutta la giornata (con tanto di presidio in piazza Montecitorio) per protestare contro le modalità di internalizzazione del servizio voluto e (non) portato avanti dall’Istituto stesso tramite la società a controllo pubblico INPS servizi S.p.A.
I motivi per astenersi dall’attività sono tutt’altro che irrisori: a oggi nessuno si è degnato di rivelare come avverrà il processo di selezione, quando verrà pubblicato il bando del concorso, quali saranno le tempistiche del processo selettivo. Quale sarà il profilo orario dei lavoratori selezionati? Quale è il piano industriale di INPS Servizi, la società in house che gestirà direttamente il servizio?
La storia, dunque, è facile da capire. C’è una platea immane di lavoratori che ogni anno gestisce 22 milioni di contatti umani (a cui ci sono da aggiungere i cinque milioni automatici) e che a via Ciro il Grande costa ben 97 milioni di euro – dati del 2020 – che da mesi, meglio dire da un anno, attende di capire se continuerà a svolgere questo mestiere (sì, perché questo è un lavoro come tutti gli altri, se fatto con passione e professionalità) o si ritroverà a essere disoccupata – e quindi “affidarsi” alla Naspi, pagata proprio da INPS – nell’attesa di trovare altro da fare per vivere. Sembra una barzelletta, ma non lo è affatto, e l’enorme timore nasce dal fatto che Pasquale Tridico, numero 1 dell’Istituto, anche all’audizione fatta alla commissione Lavoro della Camera martedì, ha ribadito, come una cantilena e un mantra che i lavoratori di INPS servizi S.p.A saranno circa 3mila, non ci sarà posto per chi è impegnato sulla commessa Agenzia delle entrate, saranno scelti tramite una selezione pubblica che avrà come (alcuni) requisiti anzianità di servizio, titoli – anche la terza media va bene -, sarà aperta a una marea di persone e, almeno così sembra, non ci sarà nessuna corsia preferenziale per i già addetti che saranno alla pari di chi ha avuto analoga competenza cioè circa 50 mila persone in Italia; stesse condizioni contrattuali rispetto all’attuale assetto (3^ livello delle telecomunicazioni); contratto part time.
Così si vuole mantenere la stabilità e la continuità occupazionale?
Siccome INPS vuole fare le cose per bene – e quindi mettere ancora più paura, timore, perplessità, e lacrime ai lavoratori, loro famiglie e cari, e ai sindacati – ha deciso di prorogare il servizio per (massimo) un altro anno – quindi fino al 30 novembre 2022 – all’attuale Rti che gestisce il servizio, e quindi Comdata – Network (dove, sul sito di Molfetta, ci sono ancora operatori a 10 ore settimanali) per poi riprendersi il Contact Center multimediale.
Tridico, inoltre, ha convocato i sindacati per martedì 21 settembre, che quindi, dopo una lunga riunione svoltasi ieri, a maggioranza hanno deciso di revocare lo sciopero a data da destinarsi.
“Come Uilcom Puglia – spiega la sigla sindacale regionale – abbiamo sostenuto fortemente e promosso la necessità di andare avanti con la manifestazione ma la maggioranza ha deciso di attendere l’incontro del 21 con Tridico, fiduciosi che la correttezza possa caratterizzare l’azione futura. Sapendo che però dal 22 saremo pronti a non rimandare la nostra azione. Andiamo verso il 21 sapendo che su alcune non siamo e non saremo mai d’accordo!”. Già, perché la Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil sono convinti che vada applicata la clausola sociale, che è tutt’altro che una parolaccia.
Nel frattempo, ci sono 3.500 persone che si sentono, giorno dopo giorno, come Vladimiro ed Estragone che attendono Godot…