Tirana, non dimentichiamolo, è una Capitale.
Di notte, tuttavia, non lo sembra affatto. Diventa una città tanto simile a
qualche villaggio rurale, con l’aria che profuma di legna bruciata, le case
della città antica che si ammassano, si inseguono, si toccano, parete dopo
parete, pietra dopo pietra.
La notte è fredda, ma sembra gelida. Sarà
perché è l’ultima che sta cadendo sulle strade e sulle case della più grande città
albanese. Sarà perché la solitudine, in certi momenti della vita, è la lente di
ingrandimento delle tue speranze e delle tue illusioni, ora ardenti, ora
spezzate.
O forse perché si affollano nella memoria i
volti belli che hai incontrato vivendo, attraversando paesi, città, risalendo
fiumi, percorrendo valli. E, gran paradosso, proprio il freddo sembra capace di
darti calore. Quando si poggia sulle tue mani e quasi non te le fa chiudere,
costringendoti a leggere ogni solco sulla pelle, sulle dita. Piazza Scanderberg
è sempre più nera. I palazzi della Albanian University sembrano brillare più
forte, nel contrasto scuro del cielo. La Moschea e i palazzi del Governo,
l’Opera: li hai trovati lì e sai che lì li troverai, se in futuro tornerai in
questo piccolo angolo dei Balcani.
Dove ogni casa ha saputo essere la tua casa.
Dove l’oste di una mensa di periferia ti ha saputo sempre consigliare il piatto
migliore. Dove i mercati popolari li hai ascoltati come canzoni piene di suoni,
armonie, tonalità e modulazioni.
La gente che lasci. Quella che trovi. Quella
che cerchi. Quella che perdi. Sono i protagonisti di una storia senza barriere,
che abbatte i confini e le divisioni culturali. Una storia che l’uomo chiama
“viaggio”, questo misterioso valore alchemico, fitto di relazioni,
incontri e addii. Che spesso inizia e finisce nello stesso punto: la tua casa.
Che Dio la benedica, la tua casa, con le porte marroni e i muri bianchi, i tuoi
angoli segreti e gli occhi vivi e scintillanti delle persone che ami, e che ti
amano.
L’unica ragione per cui sai che, seppur
grande lo spettacolo della tua scoperta, del cammino, dei dolci amori, del
mondo nuovo che è esploso davanti ai tuoi occhi, la parola fine non sarà in
fondo così dolorosa o dura da accettare. Queste strade finiranno nella tua
memoria così come la notte finisce dentro al mattino.
Le ripercorrerai ogni volta che vorrai. Mentre, magari, starai
viaggiando altrove. E allora non c’è finale per le storie che nascono sulla
strada. Solo un “grazie” a chi le ha lette. E un
“arrivederci” a chi le ha vissute, un arrivederci da qualche parte,
sempre lungo la via.