Secondo la “narrazione” dei vecchi dei paesi dell’entroterra pugliese, ogni anno, il 29 giugno, festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, il mare veniva scoperchiato delle tavole che negli altri giorni dell’anno lo tenevano “chiuso” e invisibile agli occhi degli uomini. In quel giorno poteva essere consegnato all’estate: una specie di inaugurazione ufficiale della stagione balneare.
In questa fantasia antica, la sola capace di evitare, con lo stupore, la degenerazione del quotidiano nella noia, c’era il senso perduto dell’attesa della bella stagione, come quella cantata da Celentano “cerco l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua”.
Era l’ansia per il ritrovato amico mare da parte dei figli della civiltà contadina, quella che fa dire a Emily Dickinson che “l’esultanza è l’andare verso il mare di un’anima vissuta sempre a terra, che supera le case, i promontori, per sprofondare nell’eternità. Come noi, cresciuti in mezzo ai monti, può mai capire il vecchio marinaio la sovrumana ebbrezza del trovarsi la prima volta a un miglio dalla costa?”.
E’ lo stupore di Ciaula che scopre la luna, l’allegrezza del filatore di seta Renzo Tramaglino che nella voce amica dell’Adda sente il fruscio della vicina frontiera verso la libertà. E’ quel sentimento di bellezza e di bontà da cui fu invaso Thomas Merton, quando uscì dal suo monastero, dopo parecchi anni, per una breve visita alla vicina città e che gli fece scrivere “è un destino straordinario far parte della razza umana” che spesso si rivela “nella bellezza dell’ordinario”.
Il mare, via di scoperte, di viaggi, di traversate, è esso stesso scoperta, viaggio e traversata , via dell’uomo che rivede quella distesa d’acqua e ripensa, ri-benedice e riscopre che è il mondo il vero “paese delle meraviglie”.
Il dolce naufragare nel mare che sta dall’altra parte della luna.