Cos’è il Natale se non abbracciarsi, cercare il tepore di casa e avere le persone a cui teniamo di più attorno?
Ma ogni tanto lo dimentichiamo, scetticamente diciamo frasi tipo “Quest’anno Natale non me lo sento affatto vicino (addosso)” e così ci si rifugia nei pacchetti obbligati scintillanti di rosso e stelle e fiocchi, dimenticando tutto il resto.
E allora c’è bisogno di silenzio, del freddo, di tornare a vedere la luce della capanna di Gesù bambino.
I bambini del Coro Caffarelli – diretti dal maestro Nicola Petruzzella – hanno accompagnato la sempre brava ed eccellente Mariangela Aruanno in quest’avventura con i canti natalizi della tradizione e facendole rivivere, un po’ come l’Ebenezer Scrooge delle pagine di Dickens, i fantasmi della solitudine, della infelicità, della fame e del freddo.
Alla fine, dal sogno, ne rinsavirà una donna nuova, rigenerata, dalla luce di tutte quelle belle candele tra le mani delle voci bianche cittadine.
E non sarebbe proprio questo “Il Natale che vorrei”? Rigenerarsi con voci soavi, stringersi attorno al fuoco, incantarsi per una luce che illumina dolcemente un volto.
«Pensai di creare il coro Caffarelli tornando da Tokyo – commenta l’assessore al Marketing Territoriale, Rino Mangini -. Questa, ogni anno che passa, diventa sempre più un’esperienza formativa e ludica per i bambini: si confrontano con l’orchestra, con artisti ed attori. Chissà non siano proprio loro i futuri talenti di domani. L’esperienza continua con audizioni del 2018, anche se è gratis per loro, è la città che investe nella formazione al 100% dei giovani bitontini. Che sia un buon Natale per tutti».