I social e la rete sono diventate le maggiori casse di risonanze per artisti e giovani dall’estro inespresso, che si mettono “in proprio” lanciando idee innovative per fare “televisione” senza accendere nessun marchingegno particolare. Tutto è a portata di smartphone. Ed è proprio vero che il primo decennio del duemila è stato caratterizzato dai giovani che hanno deciso di sfidare la sorte ed investire su se stessi.
Rientra tra loro l’attore bitontino appena 28enne Pasquale Palermo che, dopo una laurea in Giurisprudenza ha deciso di investire il suo futuro in un percorso di studi al “Centro Teatro Attivo” a Milano, poi a Roma a “Piramide” per i corsi di recitazione di Danny Lemmo e per due mesi a Los Angeles nella famosa scuola di Linda Strasberg, figlia del più famoso Lee, per ben due mesi grazie ad un bando vinto con la Regione Lazio.
Tornato a Roma, con i suoi “pazzi” coinquilini (nonché protagonisti principali) «abbiamo cominciato a vedere “Suburra” – racconta Pasquale ai nostri taccuini -. Avevamo fatto già una piccola scenetta amatoriale su “Gomorra” (e da qui anche l’affinità del titolo), ma quella sera ci guardammo e capimmo che potevamo fare qualcosa di più. Abbiamo scritto i sette episodi in una settimana e poi di lì è stato un fiume in piena».
Insomma, la serie che prende le mosse dal film del 2015 (a sua volta ispirato al romanzo di De Cataldo e Bonini) e diventata famosissima grazie alla produzione di Netflix in un piccolo appartamento di Roma stava per diventare “Andorra”. Aureliano, è diventato Salariano (Pasquale Palermo), Spadino, Spazzino (Fabrizio Rossi) e Lele è diventato Miele (Niccolo Gentili).
«Sì, da quel momento non si è capito quasi più nulla. Si è messo in moto un meccanismo di amici, conoscenti tutti entusiasti che volevano darci aiuto – racconta -. Così abbiamo trovato la produzione “Bizantina film” da Milano, poi le location, la costumista (Francesca D’Urso), le truccatrici (Beatrice Muller e Chiara Amodei), la casting director (Flaminia Lele) fino ad arrivare ai personaggi più famosi al grande schermo che hanno scommesso su di noi: Enzo Salvi (nei panni del poliziotto padre di “Miele”), Vincenzo Messina e Emanuele Propizio».
La serie originale segue le vicende di alcuni personaggi tra politici, criminali e persone comuni che rimangono coinvolti nei malaffari romani: quella dei tre giovani Palermo, Rossi e Gentili diventa ancora più coraggiosa, ironica e anche un po’ spietata, puntando al regime fiscale privilegiato del territorio di “Andorra”. «Abbiamo preso un po’ in giro la trama piuttosto che scimmiottarla. Le battute sono le stesse, ma invece di usare una scena dei guantoni su un ring, ci sono due protagonisti che ballano con il tutù; Samurai, il pericoloso malavitoso diventa davvero un giapponese e le auto di Spadino diventano scope».
E per i personaggi, come li avete interpretati? «Anche in questo caso non aveva senso copiare atteggiamenti dei veri protagonisti, abbiamo cercato di farli nostri trovando un modo per interpretarli al meglio senza prenderli per i fondelli».
La cosa più comica che vi è capitata? «Beh, ci siamo trovati al concerto del rapper romano Piotta che ha fatto la colonna sonora a “Suburra” e siamo stati lì tutti travestiti dai nostri personaggi di “Andorra” e lì ci hanno scambiati per i veri».
Sul web, intanto, la serie ha spopolato tanto che grazie alle numerosissime condivisioni e visualizzazioni, “Andorra” sarà protagonista al prossimo Cortina Film Festival in programma dal 20 al 26 marzo.
Bitonto ha il suo Alessandro Borghi in miniatura, probabilmente pure più bravo. A Pasquale i migliori auguri per un futuro raggiante.