Partono
dalle scuole, per le scuole, con i ragazzi la maggior parte dei piccoli ritagli
di cielo di Vito Palmieri.
Il regista bitontino invitato al Liceo
Scientifico “G. Galilei” dagli studenti incuriositi dalla
settima meraviglia del creato: il cinema.
Un percorso che il regista, accompagnato
dalle domande incuriosite di ragazzi e docenti, ha affrontato attraversando
tutti i suoi cortometraggi più famosi.
I problemi non li risolvono gli adulti ma
i bambini: che sia quello del rumore delle sedie e i baffoni di un prof
distratto, come per “Matilde”, o
quello dell’integrazione di meridionali al nord, come in “Se ci dobbiamo andare andiamoci”, o ancora, se è soltanto una
sintonizzazione di emozioni, come per “Anna
bello sguardo”.
«Il motto, in ogni situazione, è crederci e non
lamentarsi. Molti mollano perché non è semplice fare questo mestiere ma io sono
disposto a tutto – con tenacia racconta ai ragazzi
Palmieri -. “Matilde” è costato
pochissimo ma con semplicità abbiamo realizzato qualcosa di veramente forte».
«Il segreto che uso in tutti i miei lavori e nella mia
vita è quello di poter lasciare sempre un segno con umiltà – continua il regista-. Tutti i film e le opere d’arte devono poter lasciare un segno al pubblico».
I ragazzi sono rimasti estasiati ed
incuriositi dall’ironia di “Se ci
dobbiamo andare andiamoci” : «Questo
è uno dei lavori più autobiografici. Ogni volta che mi incontravano a Bologna
dicevano com’è che si dice “Ce nama scè…” e io così ho dato una risposta a
tutti. Poi, mi hanno sempre colpito i figli dei miei amici che avevano l’accento
del nord – commenta Vito Palmieri -.
Così, quando mi chiesero quel lavoro, avevo il padre della ragazza, Anita, che
aveva difficoltà davanti alla macchina da presa e così gli chiesi di cantare
una canzone prima di cominciare e lui attaccò con “Il cuore è uno zingaro”. Non
bisogna mai perdere la propria identità e le proprie caratteristiche anche se
si lascia la città d’origine».
Le sorprese però non ci sono state solo
per i ragazzi, che sono riusciti a vedere con mano, anche attraverso domande
tecniche e la visione e spiegazione di alcuni backstage, ma anche per Vito.
Tra le seggioline rosse dell’auditorium è
spuntata la vera cugina di Anita (Monica nella realtà), una studentessa del
Liceo.
Piccoli particolari che dimostrano quanto
davvero autentica sia la poetica – quasi neorealista, alla Calvino – di Vito Palmieri,
quanto davvero siano pure e semplici le emozioni che dal suo cuore riesce a trasmettere
attraverso le immagini.
Ora il suo piccolo capolavoro ed omaggio a
Lucio Dalla, suo vicino di casa a Bologna, “Anna bello sguardo” è in corsa per
il David di Donatello, uno dei premi
più importanti per la cinematografia italiana.
«Tengo molto a questo lavoro che è stato un po’ messo
in ombra dalla bellezza di “Matilde” ma che ritengo sia meritevole perché vero –conclude Palmieri – : ancora una volta sono raccontati grandi sentimenti attraverso gli
occhi dei bimbi».
Lasciamo qui, epigrafico il link per
votarlo,”guardare Anna e Marco mentre parlano, si guardano e si scambiano la
pelle e cominciano a volare…”
http://www.booksprintedizioni.it/votazione-david-di-donatello/corto.asp?id=3361