Che la focaccia del panificio Bove – sito al principio di via Traetta, proprio dinanzi alla frisola di piazza Marconi – fosse di una bellezza commovente, lo sapevamo già da lunga pezza. E dico bellezza, perché le prelibatezze gastronomiche, quando sono eccelse, sono autentiche opere d’arte, godimento unico per gli occhi ed il palato. Dunque, parlavamo della “baresana”, che Giacomo e Valentino hanno ereditato dall’indimenticabile papà Gino, storico mastro panificatore bitontino. Essa è diventata per noi ancor più bella e commovente, perché, stamane, ci è stata donata dall’avvocato-panettiere sagace e sensibile. Un segno della sua gratitudine nei confronti del nostro lavoro quotidiano, ché siamo attivi in versione smart working, ergo lavativi non essendo, per noi non vale il vernacolare adagio che prevede l’assenza di “fcàzze” dal menu dei nullafacenti. E con noi ha omaggiato della medesima, abbondante meraviglia pure le forze dell’ordine – loro, sì, in prima linea con i medici e gli infermieri, ogni giorno. E, in questi giorni di isolamento dalla minaccia di questo odioso e invisibile “chiuso morbo”, la nostra riconoscenza per il nobile gesto è ancora più grande. Tanto che la parola “grazie”, scritta col pennarello blu sulla carta che custodiva il caldo, prezioso regalo, non si sa se l’abbiamo vergato chi l’ha dato o chi l’ha ricevuto…